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VAUDA. Rapine violente in centro, preso il 'capo' della baby gang di Torino

VAUDA. Rapine violente in centro, preso il 'capo' della baby gang di Torino
Sapeva da alcuni giorni che la polizia era sulle tracce e, per questo motivo, si era nascosto a casa di un parente. L'espediente non è però servito a El Messaoui Marouane, 20enne di origine marocchina, per evitare l'arresto. Gli agenti del commissariato Centro di Torino hanno eseguito nei suoi confronti la misura cautelare, disposta dal gip Claudio Ferrero su richiesta del pubblico ministero Paolo Scafi, per due rapine aggravate. Rischia una condanna a vent'anni di carcere. Il giovane, residente a Vauda Canavese (Torino), è ritenuto dagli inquirenti un "elemento di spicco", se non addirittura il leader, di una delle baby gang che negli ultimi mesi ha imperversato nel centro del capoluogo piemontese, terrorizzando i residenti e soprattutto i ragazzi che venivano aggrediti e derubati. Il fenomeno è quello delle cosiddette 'bande liquide', come quelle che la notte di Capodanno, a Milano, si sono rese protagoniste delle violenze in piazza Duomo. Giovani e giovanissimi, minorenni o appena maggiorenni, per lo più nordafricani o italiani di seconda generazione, che aggrediscono e rapinano "anche solo per comprarsi un cheeseburger o per indossare il 'bottino', per lo più abiti e occhiali griffati", spiegano gli inquirenti. Al ventenne, che non ha nulla a che fare con le vicende di Milano, gli investigatori sono arrivati grazie alle immagini di videosorveglianza della zona dove la baby gang agiva, nei pressi dell'Università tra via Po e via Verdi. Il gruppo, di cui El Messaoui Marouane era il più anziano e, per questo, era considerato una sorta di capo, si ritrovava sempre davanti a un fast food di via Sant'Ottavio. Secondo l'accusa il 28 novembre la gang ha aggredito dopo la mezzanotte un 17enne: due lo tenevano fermo mentre gli altri gli sfilavano il giubbotto, la felpa di marca e l'iPhone per poi fuggire dopo aver colpito con un pugno al volto il fratello del rapinato, intervenuto per difenderlo. L'altro episodio il 9 dicembre. "Prestami il giubbotto, te lo restituisco domenica", avrebbe chiesto il 20enne ad un 16enne incontrato davanti al fast food. Ottenuto il Moncler l'avrebbe poi minacciato, mentre il ragazzino in lacrime gli implorava di restituirgli il piumino. Per El Messaoui Marouane i problemi giudiziari erano però cominciati ancora prima. Denunciato per rapina a gennaio di un anno fa, contro di lui era stato emesso un foglio di via. Il 31 ottobre era stato poi arrestato dalla polizia per danneggiamento e resistenza, sempre in via Sant'Ottavio, dove un gruppo di adolescenti era stato aggredito dalla gang che voleva i loro cellulari. I giovani erano riusciti a chiamare la polizia, ma una volta sul posto gli agenti erano stati accerchiati e il 'capo branco' si era rifiutato di farsi identificare e aveva cercato persino di afferrare la pistola di un agente.
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