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Sul suicidio di Angelo Burzi. La replica del Procuratore Francesco Saluzzo

Nessuna persecuzione giudiziaria. Nessuna disparità di trattamento su Rimborsopoli. Il procuratore generale del Piemonte, Francesco Saluzzo, affida a un lungo comunicato la sua risposta alle dichiarazioni di alcuni esponenti politici ("era oppresso da accuse che sentiva profondamente ingiuste") dopo la morte di Angelo Burzi, l'ex assessore regionale che il 24 dicembre si è tolto la vita, a 73 anni, con un colpo di pistola alla tempia. "L'azione dei nostri uffici è rigorosamente ancorata ai principi e alle garanzie costituzionali, alla imparzialità e alla assoluta Indipendenza", scrive il magistrato dopo avere espresso "tristezza e umana condivisione dei sentimenti di chi gli era vicino". Burzi, uno dei pezzi da novanta del centrodestra piemontese, era stato chiamato in causa, come tanti altri ex colleghi della sua area politica, nei processi (non ancora terminati) sull'uso improprio dei fondi destinati ai consiglieri regionali della legislatura 2010-14. Nel gennaio del 2020 aveva patteggiato poco più di un anno di carcere. Lo scorso 14 dicembre la Corte d'appello lo aveva riconosciuto colpevole per altri episodi e, dopo un ricalcolo, aveva alzato il totale a tre anni. "Una condanna politica - ha commentato la moglie in una intervista - che gli è piovuta addosso senza colpe". Burzi non era fra quelli cui erano addebitati acquisti folli (gioielli, abiti, persino tosaerba e profilattici). I giudici però avevano stabilito che erano illegittime anche le spese che lui considerava di rappresentanza istituzionale. Il fatto che nel 2012 fosse a capo del gruppo Progett'azione (legato all'allora Pdl), e quindi responsabile dei rimborsi, ha alzato l'asticella della pena. Ma Saluzzo non accetta che dagli ambienti della politica (dove ci sono figure ancora sotto processo) piovano illazioni e "falsità" su "trattamenti diversi per imputati diversi". "Abbiamo valutato episodio per episodio - spiega - e tutte le volte nelle quali è stato individuato un legame con un'attività o una finalità politica, anche blando, vi è stata richiesta di archiviazione. Le condanne si sono avute per i casi di spese con scopi privati o di beneficio anche per terze persone. Il criterio è stato unico per tutti. Ed è gravissimo coinvolgere i giudici nell'accusa di parzialità". "Devo anche osservare - dice ancora Saluzzo - come gli esponenti politici coinvolti nella vicenda non abbiano mostrato di voler prendere atto delle irregolarità delle loro condotte. Anzi, hanno orgogliosamente rivendicato la correttezza del loro operato, anche quando la realtà dei fatti denunciava un uso di risorse pubbliche per fini personali".
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