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Fluttero e la Green Economy, intervista a tutto campo all’ex sindaco di Chivasso

Fluttero e la Green Economy, intervista a tutto campo all’ex sindaco di Chivasso

Andrea Fluttero

Intervistiamo Andrea Fluttero, Presidente di E.C.O. Erion Compliance Organization e consulente esperto della comunicazione nel settore della Green Economy. Partiamo dal Globale. Si è appena conclusa a Glasgow, in Scozia, la conferenza sul clima Cop26. Cosa pensi del piano ‘Build Back Better’ per la lotta al riscaldamento globale del presidente degli Stati Uniti Joe Biden? Potrebbe concretizzarsi in un investimento storico nell’energia pulita per contrastare la crisi climatica mai fatto da qualsiasi Paese avanzato? Non sono in grado di giudicarlo. Penso che una cosa siano le dichiarazioni e l’altra le azioni. Non credo siano possibili azioni “storiche” e risolutive, credo che ogni azione sia utile ma nessuna risolutiva. Sia perché il cambiamento del clima è sì accelerato dall’eccesso di CO2 di origine antropica, ma cambia comunque per diversi altri fattori naturali e sia perché le sole azioni di europei ed americani non sono sufficienti tenendo conto che ci sono alcuni miliardi di persone nel mondo che ambiscono comprensibilmente ad aumentare la loro qualità di vita e quindi, allo stato tecnologico attuale, le loro emissioni di CO2. (Asia, India, Africa e Sud America). Il primo ministro britannico, Boris Johnson ha detto che oggi  i leader mondiali sono come James Bond che deve affrontare la fine del mondo, ma questo non è un film, e “la fine del mondo è un pericolo reale“. Una dichiarazione’ post-apocalittica’ o la cruda verità? Il mondo non finisce. Semmai rischia la specie umana. Andiamo incontro a cambiamenti climatici rispetto ai quali è velleitario pensare di poterli “regolare”. Personalmente credo nella priorità di investire nell’adattamento prima ancora che o comunque parallelamente alla decarbonizzazione.  L’attivista svedese Greta Thunberg ha detto che dopo gli accordi del 2015 il mondo ha fatto troppi “bla bla bla” e che “ora è il momento di agire”, di far sì che la Cop di Glasgow sia “l’inizio della fine del cambiamento climatico”. Ci voleva Greta, quindi, a sollevare il problema?  Ognuno fa il suo “bla, bla, bla” anche Greta. Parlare è facile, cambiare le traiettorie di vita, crescita e sviluppo di oltre 7 miliardi di persone è molto difficile. Gli appelli, le manifestazioni e le proteste di giovani o meno giovani sono utili a sollevare problemi. Come sappiamo non esistono soluzioni semplice a problemi complessi, servono esperienza e competenza, altrimenti finiamo nel “populismo climatico.  Il segretario generale delle Nazioni Unite, il portoghese António Guterres, ha ricordato che i sei anni trascorsi dagli accordi di Parigi sono stati i più caldi di sempre.  “E’ ora di agire e pianificare ogni anno finché il mantenimento del limite degli 1,5 gradi non sarà assicurato.” Pensi che la conversione economica riuscirà a sostenere questo ritmo? Sono migliaia di anni che gli uomini si adattano ai cambiamenti climatici. Condivido lo sforzo non dipendere più da fonti energetiche fossili, ma questo non sarà immediato, non per mancanza di volontà ma per limiti tecnologici. Inoltre considero velleitaria l’idea stessa di poter governare il clima. Decisamente più saggio e razionale investire in adattamento ai cambiamenti climatici mentre si lavora per la transizione ecologica. Il premier italiano Mario Draghi - reduce dalla presidenza del G20, che ha prodotto un accordo vago per raggiungere la neutralità carbonica entro fine secolo – auspica che la Cop possa dare  “un nuovo slancio, un salto quantico nella nostra lotta contro il cambiamento climatico”. Che valore attribuisci al ‘salto quantico’ menzionato da Draghi? Mah… personalmente ho dovuto andare a leggere di che si trattava su Wikipedia. Credo sia stata un’espressione che voleva trasmettere l’esigenza di un salto molto forte dal sistema basato su fonti fossili ad uno basato su rinnovabili. Per quanto ne so non esiste ad oggi la possibilità tecnica di sostituire interamente in tempi brevi i consumi energetici globali di energia termica, combustibile ed elettrica con fonti rinnovabili. Mi pare più l’espressione di una volontà che non di una possibilità tecnicamente misurabile. Ritieni che il cambiamento climatico abbia gravi ripercussioni sulla pace e la sicurezza globali? Si, anche se la pace su questa terra mi sembra già messa male di suo da sempre senza necessità di essere peggiorata dal clima. Poi è evidente che se guardiamo alla nostra storia osserviamo che i cambiamenti climatici hanno sempre causato migrazioni, anche epocali, guerre e problemi di sicurezza. Roberto Cingolani, Ministro per la transizione ecologica, ha annunciato un’iniziativa ambiziosa da parte dell’Italia, la nascita di un fondo multilaterale da 10 miliardi, la Global Energy Alliance, con l’obiettivo di accelerare la transizione ecologica, superare l’energy divide e creare green jobs. Riusciranno, secondo te, gli italiani a ri-convertirsi e pensare in ‘green’? L’iniziativa annunciata dal Ministro Cingolani ha sicuramente una sua utilità. Ovviamente parziale se messa in relazione alle dimensioni globali della questione. Certamente i cittadini italiani, come gran parte degli europei in generale, potranno dare un contributo con cambiamenti dei loro stili di vita al problema climatico. Il fatto che le emissioni europee siano circa il 9% del totale deve farci comprendere che il nostro contributo è parziale, ma non indurci a rinunciare a fare la nostra parte. Da politico e imprenditore italiano che da sempre ha avuto come obiettivo quello di fornire un’informazione chiara e contestualizzata su primari argomenti di attualità che abbiano ricadute dirette o indirette sull'ambiente, cosa pensi – in conclusione – di questo summit? Che è stato utile, come lo sono stati i precedenti e come lo saranno i prossimi ad accrescere la consapevolezza del problema, a decidere qualche concreto passo avanti da parte di alcuni Paesi, se non di intere aree geopolitiche. Come detto non mi aspettavo “salti epocali” perché non ci sono tecnologie rivoluzionarie adeguate. Dal globale al locale: lo smaltimento rifiuti. Da un’inchiesta svolta da Ecodom due anni fa, in collaborazione con Altroconsumo, era emerso che in Italia 4 RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) su 10 non giungevano negli impianti autorizzati allo smaltimento ma seguivano “altri canali”. Quale potrebbe essere, secondo te, un valido strumento per arginare un fenomeno del genere? Presiedo attualmente ECO Erion il più grande sistema consortile dei produttori di Apparecchiature elettriche ed elettroniche per la gestione dei loro prodotti post consumo RAEE. A seguito dello studio citato abbiamo formulato al Parlamento ed al Ministero della transizione ecologica una serie di proposte migliorative della normativa per contrastare i cosiddetti “flussi di RAEE paralleli”, le esportazioni illegali, e diversi altri fenomeni che impediscono ad oggi in Italia di raggiungere i target di raccolta e riciclo definiti a livello europeo. Tra questi, la tracciabilità dei flussi ed i controlli degli impianti non accreditati dai sistemi collettivi sono sicuramente i principali. Parliamo di mobilità sostenibile. Sono stati stanziati dal governo incentivi per l’acquisto di veicoli a ridotte emissioni, ma a un certo punto le batterie dei veicoli elettrici devono essere sostituite, seguendo le regole per un corretto smaltimento e riciclo. Credi che l’Italia abbia gli strumenti adatti per provvedere al corretto smaltimento di questa tipologia di rifiuti? Non l’Italia, ma il mondo non ha strumenti adatti a garantire il corretto smaltimento delle batterie al litio delle auto elettriche. Il problema è ben più complesso perché non ci sono nemmeno materie prime sufficienti a garantire la quantità di batterie necessarie per l’elettrificazione dell’intero parco auto mondiale. Inoltre in una logica di economia circolare non dovremmo garantire un “corretto smaltimento” bensì un “corretto riciclo” di tali batterie. Anche in questo caso non è urlando nelle piazze che si risolvono i problemi, ma con la ricerca e l’innovazione. In ultimo, nell’ambito dell’economia circolare, l’Italia sembrerebbe essersi adeguata al panorama normativo europeo, ma di fatto non è così. Gli appalti verdi ed i CAM (Criteri Ambientali Minimi), sono strumenti che potrebbero rendere il nostro paese più sostenibile, ma vengono poco usati dalle Pubbliche Amministrazioni italiane. Quali sono, a parer tuo, le azioni che il Governo potrebbe mettere in campo per incentivarne l’utilizzo? Dal punto di vista dell’economia circolare l’Italia non è messa male nel panorama europeo che è caratterizzato da una varietà di performance diversificate tra gli Stati. La transizione ecologica si basa su due pilastri: uso efficiente e fonti rinnovabili per l’energia e uso efficiente e riciclo per le materie prime, ovvero economia circolare. Come europei siamo il primo continente a fare la scelta del passaggio da economia lineare a circolare. Le cose da fare sono ancora tante, perché l’economia circolare non è un modo diverso di chiamare il riciclo, ma un vero e proprio cambio di modello. Si parte dall’ecoprogettazione dei beni, per renderli più durevoli, riparabili e riciclabili, ad un diverso modo di fruizione delle cose, dall’acquisto del bene al pagamento di un servizio, dalle regole che garantiscono la cessazione della qualifica di rifiuto, all’istituzione di regimi di EPR responsabilità estesa del produttore. Infine anche le condizioni di accesso ai mercati delle materie prime secondarie, come iva agevolata, ed i citati CAM ed acquisti verdi avranno un loro ruolo. Come si vede rimodellare un sistema economico non è cosa semplice, ma l’Europa ha fatto una scelta intelligente, anche dal punto di vista strategico e geo politico per la disponibilità di materie prime e se saremo perseveranti, con tempo, investimenti, consapevolezza dei cittadini e coerenza normativa raggiungeremo risultati interessanti ed utili.   *Andrea Fluttero è un politico e imprenditore italiano. Dal 1985 al 1998 è stato assessore all’Ambiente nel Comune di Castagneto Po, presidente del Parco regionale delle Colline torinesi, consigliere della Provincia di Torino. Dal 1998 al 2013 ha svolto attività politico amministrativa a tempo pieno. Dal 1997 al 2005 ha rivestito il ruolo di sindaco di Chivasso (To), dal 2004 al 2006 consigliere della Provincia di Torino, dal 2006 al 2013 Senatore della Repubblica segretario della Commissione ambiente, dal 2006 al 2011 consigliere comunale a Chivasso. Per un anno – dal 2018 al 2019 - è stato consigliere regionale del Piemonte svolgendo il ruolo di Capogruppo consiliare Dal 2013 è consulente libero professionista nel campo delle relazioni istituzionali e della comunicazione nel settore della Green Economy. Dal 2014 è Presidente di Unirigom, Unione Recuperatori Italiani della Gomma (Associazione aziende riciclo pneumatici) e dal 2015 è Presidente della Cooperativa sociale Lavoro e Solidarietà che opera nel settore della raccolta differenziata della frazione tessile dei rifiuti urbani. Dal 2016 al 2020 è stato Presidente di Fise Unicircular Associazione che rappresenta le aziende dell'economia circolare. Da aprile 2020 è membro del consiglio direttivo di Biorepack, il consorzio per rifiuti da imballaggi in bioplastica, e dal 1° ottobre 2020 ricopre la carica di Presidente di E.C.O. Erion Compliance Organization, Sistema multi-consortile senza scopo di lucro di Responsabilità Estesa del Produttore per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettrici ed elettronici (RAEE) e la valorizzazione delle materie prime che li compongono.
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