Eternit, al via maxi-processo di Novara: "La ferita è ancora aperta", dice il pm Gianfranco Colace. Casale Monferrato (Alessandria) torna ad affacciarsi in un'aula di giustizia come città simbolo della catastrofe amianto. A Novara è il giorno del processo Eternit bis, dove l'imprenditore svizzero con fama di filantropo Stephan Schmidheiny è chiamato a rispondere di omicidio con dolo per una scia di morte che ha le proporzioni di una strage: il capo d'accusa elenca 392 decessi. Tutti legati al materiale lavorato nello stabilimento locale della multinazionale elvetica. Ma i casalesi, dopo le speranze e le illusioni degli anni scorsi, si accostano all'appuntamento con scetticismo. Brucia ancora la sentenza con cui la Cassazione, nel 2014, dichiarò prescritta l'accusa di disastro ambientale. E brucia ancora la decisione di un giudice, nel 2016, di spezzettare l'inchiesta bis della procura di Torino in quattro tronconi, rallentando i tempi e complicando le procedure. "E' necessario esserci nonostante i tanti pugni presi nello stomaco", spiega Bruno Pesce, dell'Afeva, l'Associazione familiari delle vittime. Le aspettative sono riassunte così da uno dei tanti avvocati di parte civile, Enrico Brunoldi: "È come una manifestazione di impegno civile. Accanto al proprio dramma si porta all'attenzione delle istituzioni una vicenda che è ancora ben lontana dall'essere conclusa". La gente, infatti, continua ad ammalarsi. L'amministrazione comunale conta di eliminare gli ultimi manufatti con cemento-amianto entro il 2024. Ma la partita è complessa: soprattutto il cosiddetto 'polverino' è difficilissimo da individuare. Tutti quelli che scendono dal pullman partito da Casale portano storie di lutti e sofferenze. Assunta Prato è la moglie di Paolo Ferraris, casalese, ex assessore regionale, morto nel 1996 a 49 anni senza avere mai lavorato alla Eternit ma, semplicemente, respirando le fibre-killer sparse per la città: "Se dovessero derubricare l'accusa in omicidio colposo, come è già successo in un processo a Torino, la mia posizione sarebbe prescritta. Ma ho il dovere di essere qui". Oggi i cittadini hanno scoperto di avere un alleato processuale in più: la presidenza del consiglio dei ministri si è costituita parte civile. "Novità importante - commenta Nicola Pondrano, ex dipendente Eternit ed ex sindacalista - ma penso che ci sia anche una responsabilità delle istituzioni. Il provvedimento che mette al bando l'amianto è del 1992. Cosa si è fatto da allora per tutelare le popolazioni? Quali leggi? Abbiamo bisogno di capire". Per effetto dello "spezzatino" del fascicolo originario i pm Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare si devono occupare, a Novara, solo dei morti di Casale Monferrato: quelli di Rubiera e Bagnoli, in Emilia e Campania, dal 2016 sono diventate pertinenza delle autorità giudiziarie locali. L'imputato è unico ma le persone offese (con i rispettivi avvocati) sono tante e la Corte d'assise ha dovuto chiedere ospitalità nell'aula magna dell'Università del Piemonte occidentale. La questione Covid ha spinto il presidente a ordinare la celebrazione delle udienze a porte chiuse. L'entourage di Schmidheiny continua a ribadire che l'accusa è ingiusta, che l'imprenditore elvetico è un riconosciuto paladino dello sviluppo sostenibile e che per l'Eternit, ereditata dal padre negli anni Settanta, fece sempre tutto quello che poteva e doveva. Il primo atto della difesa è una raffica di "no" (condita dalla proposta di sollevare una questione di legittimità costituzionale) alle richieste di costituzione di parte civile: quella della Presidenza del Consiglio, quelle dei Comuni del circondario di Casale Monferrato, quelle di una serie di associazioni. Il 5 luglio si continua. In cantiere c'è un'istanza sulla scarsa accuratezza della traduzione in lingua tedesca di alcuni atti processuali e molto altro ancora. La battaglia è appena cominciata.
Commentiscrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
...
Dentro la notiziaLa newsletter del giornale La Voce
LA VOCE DEL CANAVESE Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.