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Slitta a fine gennaio l'apertura della stagione sciistica. Il 7 è utopia

Slitta a fine gennaio l'apertura della stagione sciistica. Il 7 è utopia

montagna

Si allontana ancora l'apertura della stagione dello sci sulle montagne italiane. Secondo l'Associazione nazionale esercenti funiviari, l'avvio degli impianti di risalita il 7 gennaio, come previsto dal Dpcm, "è un'utopia". "Con una situazione sanitaria così compromessa - spiega Valeria Ghezzi, presidente dell'Anef - non ha senso pensare di riaprire gli impianti. Se cala il contagio possiamo ipotizzare un'apertura tra il 20 e il 30 gennaio, non prima. Ora dobbiamo puntare ad avere un protocollo, che è fermo al Cts, poi penseremo ad individuare una data certa per la riapertura". Intervenendo al salone Skipass di Modena, Ghezzi ha ribadito: "Con l'Austria che aprirà e la Svizzera che non ha mai chiuso, spero che anche in Italia si capisca che non possiamo essere l'unico territorio delle Alpi a non aprire. Anche i francesi hanno un obiettivo di apertura e una chiarezza sui ristori, cosa che a noi manca completamente. Noi siamo tutti pronti, nel momento in cui si potesse aprire, a rimboccarci le maniche e farlo nel tempo più breve possibile, ma abbiamo bisogno di risposte che non arrivano". La riflessione è sulla convenienza o meno di avviare la stagione dello sci. "Dai conti che ho fatto - osserva Ghezzi - sul piano economico conviene aprire, se si riesce a farlo, entro fine gennaio o al massimo ai primi di febbraio. Se si andasse oltre non converrebbe più". "Noi vogliamo aprire - conclude - e faremo il possibile e anche l'impossibile, seppure tra mille incertezze, però non vogliamo e non dobbiamo illudere nessuno. Per noi questa non è solo una sciata, ma una questione di vita o di morte". Sulla stessa lunghezza d'onda i maestri di sci: "Noi auspichiamo che la ripartenza avvenga il prima possibile. Se non sarà possibile il 7 gennaio, speriamo che ci sia comunque una data certa: noi siamo legati a doppio filo all'apertura degli impianti" dichiara Giuseppe Cuc, presidente del Collegio nazionale dei maestri di sci. In Valle d'Aosta prevale la rassegnazione, soprattutto tra gli albergatori, per una stagione "ormai definitivamente compromessa". "E' poi è da vedere - sottolineano le società di impianti a fune valdostane, che temono un crollo del fatturato rispetto alla stagione scorsa - cosa si apre e come si apre. Ci sono le incognite sugli arrivi dall'estero e sugli spostamenti tra regioni: sono ancora così tante la variabili che fare i conti è difficile". Se in Alto Adige si "spera ancora nell'apertura il 7 gennaio", in Piemonte sono numerose le perplessità: "La situazione ad oggi non è delle migliori - spiega Giampiero Orleoni, presidente dell'Arpiet - e vedendo cosa sta accadendo a livello nazionale, è chiaro che ci sono dei dubbi. Se l'intenzione è di non riaprire lo dovrebbero almeno comunicare prima perché si sta lavorando con questo miraggio e il nostro settore non è una macchina che schiacci un pulsante e parte. Vuol dire neve, piste preparate, condizioni ottimali per poter lavorare, personale stagionale da assumere". "E' chiaro - conclude - che se ci saranno terapie intensive sotto stress, ospedali sotto stress, la vedo dura che ci riaprano". 
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