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15 Novembre 2016 - 12:47
E' la solidarietà uno dei fil rouge della ventunesima edizione di Artigiano in Fiera, che si terrà al polo fieristico di Rho-Pero dal 3 all'11 dicembre. Il villaggio globale di arti e mestieri ospiterà artigiani che, con il loro lavoro saranno testimonianza diretta di iniziative umanitarie capaci di generare occasioni di sviluppo nei Paesi d'origine. Come il progetto "Sunshine agro products", promosso nel 2007 da una donna ugandese, Pamela Anyoti Peroraci, che con il marchio Asante Mama opera in dieci distretti del nord est del Paese. Questa impresa sociale, che contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del governo di Kampala, coinvolge 10.000 agricoltori nella produzione di peperoncino, erbe e spezie culinarie, tisane e cacao.
Lo scopo è quello di promuovere un'agricoltura sostenibile per le comunità rurali a cui Pamela Anyoti Peronaci ha insegnato le tecniche di coltivazione più appropriate per proiettarle nel mercato. "Ferronerie d'art d'Alasora" è un'impresa artigianale del Madagascar che si trova a pochi chilometri da Antananarivo, in una delle aree rurali più povere del Paese. Qui Dieudonné Razafinjatovo e Violette Ralalaseheno hanno dato vita a una cooperativa che impiega centinaia di persone, indigenti e diversamente abili, nella realizzazione di oggetti decorativi in ferro battuto e materiali riciclati. Circa 120 famiglie (400 persone tra uomini e donne) vivono, oggi, attorno a questo grande laboratorio. Nella periferia della capitale malgascia, i figli degli operai hanno la possibilità di frequentare gratuitamente la scuola e sono, così, sottratti all'analfabetismo.
Molte delle delegazioni presenti in fiera si sono impegnate, negli ultimi anni, a fornire un supporto concreto alle comunità locali. "Utica", la federazione tunisina dell'industria e dell'artigianato promuoverà, a Milano, una collettiva con i prodotti tradizionali del Paese. L'Union tunisienne de l'industrie, du commerce et de l'artisanat, che cura gli interessi di centinaia di migliaia di imprese in Tunisia, è stata premiata lo scorso anno con il Premio Nobel per la Pace, insieme ad un cartello di professionisti che hanno rilanciato il Paese dopo la rivoluzione. Utica, infatti, fa parte del "National dialogue quartet": un gruppo di realtà tunisine che si è impegnato per "il contributo decisivo alla costruzione di una democrazia pluralista in Tunisia dopo la rivoluzione dei Gelsomini del 2011".
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