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Coscritti 1965: in Canavese una festa che riaccende una generazione

Una serata per celebrare sessant’anni e la memoria di un anno che ha cambiato il mondo

Coscritti 1965: in Canavese una festa che riaccende una generazione

Coscritti 1965: in Canavese una festa che riaccende una generazione

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Sabato 29 novembre, al Palaeventi di Mazzè, i coscritti del 1965 si ritroveranno per una serata che non è soltanto un compleanno collettivo, ma un patto rinnovato con la propria storia.

Sessant’anni dopo quell’anno che ha cambiato il mondo – con l’America travolta dalle marce di Selma e dall’assassinio di Malcolm X, con l’escalation della guerra del Vietnam, con le missioni Gemini che preparavano lo sbarco sulla Luna, mentre in Italia il governo Moro spingeva il Paese verso la modernità – questa generazione torna a guardarsi negli occhi.

E lo fa con una naturalezza che smonta la retorica del tempo che passa: perché certe annate, semplicemente, resistono.

La leva del ’65 nei paesi di Mazzè, Tonengo, Caluso e frazioni, Barone e Mercenasco conta 95 coscritti: in ottanta hanno risposto all’invito. Numeri che raccontano più di mille slogan: una comunità che non si sfalda e un’appartenenza che non si archivia. L’appuntamento è alle 20: cena, musica, colori, la grande torta preparata dalla panetteria Fisichella, opera di Carla, coscritta anche lei. Una torta che, più che un dolce, diventa un simbolo: un pezzo di forno che incontra un pezzo di storia personale.

Dentro il Palaeventi il servizio bar sarà affidato all’Angolino, mentre nei bicchieri scorrerà il vino della Cantina Santa Clelia di Sergio Dezzutto, ancora un coscritto che mette in comune ciò che produce.

È questo il tratto che colpisce: quasi ogni tassello della serata porta la firma di qualcuno nato in quell’anno. La torta è opera di un coscritto, il vino anche, persino il primo premio della lotteria – un televisore da 24 pollici – arriva da Giacometto di Caluso, altro nome della leva. Intorno, i commercianti hanno contribuito con venti premi da ritirare nei negozi: un sostegno spontaneo che dice molto sul tessuto sociale di questi paesi.

«Dopo le 22.30 ingresso libero per tutti», annuncia Elena Vercelli, tra gli organizzatori, trasformando la serata da festa generazionale a festa di comunità.

Perché se il 1965 è stato un anno di svolte politiche, battaglie civili e nuovi orizzonti tecnologici, questa riunione racconta un’altra rivoluzione: quella della continuità, di chi non ha dimenticato il valore di crescere insieme, di condividere paese, strade, dialetti, amicizie e anche le crepe della vita adulta.

In un tempo veloce e distratto, i coscritti del ’65 scelgono di fermarsi, di riconoscersi e di celebrare non tanto i sessant’anni anagrafici, quanto la resistenza di un legame. Un filo che parte da quell’anno lontano in cui il mondo cambiava ritmo e arriva fino a sabato sera, quando la sala si riempirà di brindisi e risate...

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