“A Favria le tasse più alte di tutto il Canavese”. Lo denunciano i consiglieri della minoranza Vivere Favria Lucia Valente e Vittorio Bellone. Lo hanno spiegato con un materiale informativo divuolgato nella mattinata di sabato 21 dicembre in piazza. Il primo punto riguarda la mensa “la più cara del circondario” sottolinea il gruppo ricordando che “il costo è quasi totalmente a carico dei cittadini che coprono il 92 per cento mentre nei paesi vicini la copertura massima si aggira sul 76 per cento”. Al secondo punto Vivere Favria contesta “l’Imu più alta” e lo fa presentando una serie di raffronti: Favria mantiene le aliquote più elevate che si attestando al 5,5 per la prima casa e al 9,5 per la seconda casa, battendo Valperga che si attesta al secondo posto, Salassa al terzo, Volpiano e via a seguire Rivarolo, Front, Cuorgnè, Rivara e via discorrendo. In conclusione “Più tasse per tutti” chiosa il gruppo ricordando che anche l’Irpef è passata dallo 0,4 fisso per tutti ad un’aliquota variabile in base alle fasce Isee tra lo 0,45 e lo 0,8 per cento. Ma le tasse non sono il solo argomento caldo. La minoranza ribadisce la propria ostilità alla cessione a ditta privata della Casa di Riposo. “Non sarà più del Comune per i prossimi 40 anni – sottolineano Valente e Bellone – ma questa realtà è stata costruita anche con il contributo di generazioni di favriesi che sognavano di trascorrevi una vecchiaia serena ma il Comune con un semplice atto ha ceduto il diritto di superficie. La struttura gli verrà restituita nel 2053!”. Per per la fine dell’anno Vivere Favria si toglie proprio tutti i sassolini dalle scarpe. Punta il dito sui 67mila euro di spese legali “di cui 52mila euro conseguenti a delibere di Giunta del primo anno e mezzo di mandato mentre quelle liquidate nello stesso periodo ammontano a circa 67mila euro”. Contesta la spesa di 8.843 euro per i cartelli pubblicitari e gli studi di fattibilità e 7.137 euro per dieci portarifiuti. E ancora l’eliminazione dello scuolabus per il trasporto degli alunni delle borgate. “Attivato pochi mesi prima delle elezioni – spiegano Valente e Co. – è stato rimosso dopo un anno perchè considerato antieconomico”.
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