Le piste battute nel gelo dell’ultima perturbazione, i giornalieri venduti, i maestri di sci prenotati, i frigoriferi dei rifugi e dei ristori lungo gli impianti pieni, le caldaie a regime per riscaldare stanze chiuse da mesi.
Tutto evaporato tramite un breve comunicato stampa arrivato dal Cts e dal ministro Speranza, giunto a poche ore dall’apertura degli impianti sciistici, prevista per la giornata di ieri, e che arreca ulteriori danni economici a tutto il mondo della montagna, oramai in ginocchio da un anno a livello turistico ed economico. Una tragedia.
«Il blocco dello sci dalla sera alla mattina è gravissimo – ha commentato, in serata, Marco Bussone, presidente nazionale Uncem – La stagione è finita per molti operatori che mi hanno confermato che non apriranno più. Abbiamo buttato al vento milioni di euro in quest’ultima settimana. Uno spreco. Ora contiamo i danni. Che in settimana dovranno essere rimborsati con adeguati ristori. Per il personale serve immediatamente un’indennità, la cassa integrazione. Il Governo Draghi si attivi immediatamente».
Dopo il 3 dicembre, il 7 gennaio, il 18 gennaio e il 15 febbraio, adesso la proroga è al 5 marzo. Una beffa tremenda. «Oggi si apre una frattura che dobbiamo ricomporre con la politica, con i ristori e con l’impegno politico – tuona Roberto Colombero, Uncem Piemonte -.Vanno di pari passo. Sono decisivi entrambi. Non i ristori senza nuove politiche strategiche per i territori. Oggi tutti parlano di montagna. Avrei voluto un impegno maggiore anche ieri, anche in passato. Oggi ne parlano tutti. E dobbiamo far sì che nel giro di qualche giorno tutti non se ne dimentichino». Gli imprenditori danneggiati, i sindaci delle valli, chiedono ristori per le imprese e ammortizzatori per i lavoratori.
Allibito anche il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. «Soltanto dieci giorni fa il Comitato tecnico scientifico nazionale aveva stabilito che in zona gialla da lunedì 15 si sarebbe potuto sciare. Su queste direttive il Piemonte si è mosso, nel rigoroso rispetto delle regole. Regole che non possono cambiare tutte le settimane – polemizza -. Mi appello a Mario Draghi, di lui mi fido: voglio vedere questo atto come la coda del governo che è appena passato. Non posso considerarlo, nel metodo, come il primo atto del nuovo esecutivo. Venerdì, durante la cabina di regia, nessuno ci ha detto nulla di diverso e domenica sera alle 19 arriva un’ordinanza che blocca tutto? Questo vuol dire che chi ha firmato o vive in un mondo che non è quello reale oppure non ha rispetto per la gente che lavora, per le famiglie e per tutti quelli che si sono fidati dello Stato»
Nel mentre l’assessore allo Sport Fabrizio Ricca ha già annunciato che la Regione sarà al fianco degli imprenditori dello sci «se decideranno di ricorrere a vie legali contro questa decisione piovuta dal cielo senza alcun preavviso».
A chiedere immediatamente ristori sono anche i parlamentari del territorio. Dalla barbaniese dem Francesca Bonomo alle colleghe Claudia Porchietto, Forza Italia, e Silvia Fregolent, Italia Viva. Fino al consigliere regionale leghista Andrea Cane che proprio nel weekend aveva visitato le stazioni sciistiche del territorio.
«Penso ai gestori, settimane di lavoro al gelo con la speranza di recuperare una parte seppur irrisoria della stagione, con la voglia di fare il mestiere che si è scelto e con la passione per un ambiente sano e sicuro come la montagna – dichiara Cane -. Purtroppo tanto impegno è sfociato in una più che giustificata rabbia da parte degli operatori, ristoratori, albergatori e aziende delle nostre Valli che aspettano ancora i ristori. Spero che questo metodo di comunicazione insensato della gestione all’ultima ora, in questo caso proprio mentre si stavano rifinendo le piste coi gatti delle nevi, debba vedere in questo ultimo increscioso episodio la fine di una lunga serie di imposizioni che non hanno in calce la firma della Lega: ieri proprio a Locana, in Canavese, l’Alpe Cialma sarebbe stata una delle prime stazioni sciistiche a ripartire grazie all’impegno e alla passione dei cittadini e dell’amministrazione comunale, comprendo quindi totalmente la rabbia che sta attraversando gli animi delle persone che stavano lavorando per offrire un turismo di eccellenza per le nostre Valli».