Anche il Senato francese ratifica il trattato italo-francese per l’avvio dei lavori definitivi della Torino-Lione. Dopo quello dell’Italia, dove è già legge, il sì di Parigi completa l’iter parlamentare nei due Paesi. E sette vertici italo-francesi e quattro accordi bilaterali dopo, dà inizio ai cantieri del tunnel di base del Moncenisio: la talpa che sta scavando la galleria geognostica di Chiomonte supererà domani il confine arrivando sul versante francese.
Ancora poche centinaia di metri e la fresa avrà concluso il suo lavoro.
Il voto del Senato transalpino è “l’ultimo capitolo di una storia ventennale”, sottolinea Mario Virano, direttore generale di Telt, la società incaricata di realizzare e poi di gestire la nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità. Vent’anni, in cui non sono mancate le polemiche e gli scontri, anche violenti. Quattro lustri durante i quali la concertazione ha superato l’opposizione e cambiato completamente il progetto iniziale, secondo la logica del rispetto dell’ambiente e del territorio.
Telt è pronta a entrare nel vivo dell’ultima fase, dando il via alle gare e ai lavori preparatori nel 2017, nonché a quelli definitivi nel 2018. “La Torino-Lione è un’opera già in costruzione, con 800 persone impegnate nei lavori”, ricorda Virano. Si scava in Italia e in Francia, a Saint-Martine-La-Porte, dove “i tecnici stanno operando in uno dei tratti geologici più complessi e interessanti di tutta l’opera, uno studio della montagna che consentirà di preparare al meglio i lavori definitivi”.
Si dice “fiero” e “soddisfatto” per la ratifica definitiva del trattato italo-francese anche il presidente di Telt, Hubert du Mesnil. Ma anche “conscio della grande responsabilità che ne deriva: gestire al meglio questo grande cantiere, rispondere alle sfide economiche e ambientali che questo comporta e condividere con tutti i soggetti coinvolti nel progetto e con il territorio il nostro impegno incondizionato a renderla un successo esemplare”.
Il sì d’Oltralpe rende infatti operativo anche il Regolamento Contratti, che per la prima volta in Europa prevede l’applicazione della normativa antimafia indipendentemente dalla nazionalità dei cantieri. Ma non cancella la lotta No Tav, che chiedono di fermare questo progetto per il bene dell’Italia.