Il disavanzo della Regione Piemonte ammonta a 5,8 miliardi. E’ quanto ha certificato la Corte dei Conti nella seduta per la parifica del bilancio 2014, in cui ha mosso numerosi rilievi all’ente. “Non poteva che andare così – ha detto il presidente Sergio Chiamparino alla fine della seduta – anche perché il governo non ha varato il decreto che avevamo concordato col ministero dell’Economia e che ci avrebbe permesso di affrontare parzialmente il problema. Ora rischiamo di avere problemi per l’assestamento”.
“Il decreto che abbiamo concordato con il ministero – aggiunge Chiamparino – serve a ridefinire le regole di contabilità. Non avrebbe certamente modificato il giudizio di parifica della Corte dei Conti, ma ci consentirebbe di risolvere il problema per circa 3,9 miliardi. Il governo non lo ha adottato, preferendo inserirlo nella legge di stabilità, cosa che a noi crea problemi in particolare per l’assestamento di bilancio, perché entrerebbe in vigore nel 2016”.
Secondo l’assessore alle finanze Aldo Reschigna, la Regione ha già ridotto il disavanzo con gli interventi effettuati nel 2015: “Con il decreto che avevamo concordato, infatti, questo sarebbe sceso non a 1,9 miliardi come si evince dal calcolo aritmetico, ma a 1,28 miliardi”.
In assenza del provvedimento governativo, il Piemonte dovrebbe pagare, per i prossimi sette anni, una rata di circa 800 milioni a copertura del debito, a fronte di una disponibilità di risorse di soli 400 milioni. Se invece questo fosse varato, la rata scenderebbe a ‘soli’ 230 milioni l’anno.
“Senza decreto – ha detto Chiamparino alla Corte – non potremmo fare niente, anche se ci assumiamo la responsabilità gestionale delle attuali condizioni di bilancio, sapendo che questo vorrà dire lacrime e sangue. Non siamo disposti, invece, ad assumerci quella politica frutto di un’errata formulazione del decreto sblocca crediti o di una sua errata interpretazione”.
Anche secondo i magistrati della Corte dei Conti “appare auspicabile un decisivo intervento legislativo che, tenendo conto dei precetti costituzionali e dei vincoli comunitari, preveda per la Regione Piemonte un piano di rientro dal disavanzo che sia economicamente sostenibile e che al tempo stesso non blocchi gli investimenti necessari per il rilancio dell’economia piemontese”.
I magistrati contabili ribadiscono però che “il risanamento della grave situazione finanziaria richiede alcuni inderogabili passaggi fondamentali” di cui dovrà occuparsi chi amministra la Regione. Si tratta del “raggiungimento dell’effettivo equilibrio della gestione ordinaria, essendo evidente che, se si impegna più di quanto si accerta, si continua a produrre disavanzo da ripianare, circostanza che nel lungo periodo conduce inevitabilmente al blocco delle attività”; e dell'”esatta determinazione del disavanzo, in maniera tale da poter elaborare un reale e fattibile piano di risanamento”.