Il bottino della rapina in banca, 150 mila euro in contanti, era il regalo di nozze per la figlia.
Il padre della sposa, però, non ha partecipato al matrimonio perché, è stato arrestato dai Carabinieri. Il blitz dei militari a Torino, poche ore prima del fatidico sì. In manette altre cinque persone, colleghi dell’uomo arrivati apposta dalla provincia di Napoli, dove risiedevano, per la festa nuziale.
La banda è accusata di avere minacciato la direttrice e i clienti della banca rapinata lo scorso 26 agosto, sotto la Mole, e di averli sequestrati e rinchiusi in una stanza prima di fuggire con i soldi. Già pianificata anche un’altra rapina, che i sei volevano compiere dopo la festa.
Le indagini dei carabinieri della Compagnia Mirafiori sono state dirette e coordinate dal sostituto procuratore Andrea Padalino, del gruppo Criminalità organizzata – Sicurezza urbana.
I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa, che si terrà alle 11 al Comando provinciale carabinieri di Torino.
Avevano deciso di pianificare un’altra rapina durante il ricevimento di nozze, ma il piano è saltato, domenica mattina, quando sono arrivati i carabinieri che, cinque ore prima della cerimonia, li hanno arrestati. La banda di sei uomini, tra cui il padre della sposa, aveva già colpito la Banca d’Alba di corso Siracusa a Torino lo scorso 26 agosto, ma erano pronti a entrare di nuovo in azione. Secondo i particolari forniti dai Carabinieri, mente della banda erano gli zii e il cugino della sposa. Parte del bottino, 150mila euro in contanti, sarebbero andati in dono alla giovane.
Grazie a un lungo lavoro di indagine i militari sono riusciti a individuare e fermare gli uomini che, per non essere riconosciuti, il giorno della rapina si erano coperti i tatuaggi con una maglietta a maniche lunghe. I malviventi non avevano lasciato nulla al caso e per agire indisturbati avevano minacciato la direttrice e i clienti con un coltello e li avevano rinchiusi in una stanza. Nonostante il blitz dei carabinieri, la coppia ha comunque pronunciato il fatidico “sì” in parrocchia a Coazze (Torino).