C’era anche Marisa Amato lo scorso 23 ottobre all’udienza preliminare per i fatti del 3 giugno in piazza San Carlo. La donna, rimasta tetraplegica dopo esser stata travolta dalla folla in preda al panico e morta oggi per il sopraggiungere di complicazioni respiratorie, aveva raggiunto in ambulanza l’aula bunker, complesso alla periferia della città che di solito si usa per i dibattimenti di mafia e terrorismo.
Assistita dall’avvocato Nicola Menardo, dello studio legale Grande Stevens, si era costituita parte civile nel processo. La procura di Torino muove l’accusa di disastro, lesioni e omicidio colposo a 15 persone, tra cui la sindaca Chiara Appendino, l’allora questore Angelo Sanna, il viceprefetto Roberto Dosio.
La procura aveva avviato accertamenti anche nei confronti di due medici, affidandosi alla consulenza di due specialisti per appurare se la tetraparesi che aveva colpito la donna fosse stata causata da una insufficienza di accertamenti all’ospedale Maria Vittoria, dove era stata portata dai soccorritori, e alle Molinette, dove era stata poi trasferita.
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