“A me questa visione bucolica, che arrivano quelli del 5 Stelle tutti puliti … Io vedo quelli che sono in Piemonte, il tuo collega in Piemonte con i soldi del gruppo ha assunto il fratello. Non è una cosa molto diversa da quella che ho visto fare in Lazio da altri”. Per queste parole, pronunciate il 29 ottobre 2012 nel corso di una trasmissione su La7, Guido Crosetto, all’epoca deputato del Pdl, è stato querelato dal consigliere regionale piemontese Davide Bono (M5S). Il processo si aprirà a Torino il prossimo novembre.
Bono si è sentito diffamato perché – ha detto – la circostanza dell’assunzione del fratello è falsa. Il gip Elisabetta Chinaglia, che ha respinto la richiesta di archiviazione ordinando l’imputazione coatta, ha scritto che l’affermazione è “oggettivamente lesiva” e attribuisce al consigliere “una condotta poco trasparente e meritevole di riprovazione”.
Alla prossima udienza del processo il tribunale dovrà pronunciarsi sulla questione di non punibilità delle affermazioni del parlamentare. Se non ravviserà le condizioni per il proscioglimento d’ufficio, dovrà trasmettere le carte alla Camera dei Deputati.
Crosetto è difeso dall’avvocato Alberto Leone. Bono si è costituito parte civile con l’avvocato Alessandro Praticò.