Oggetti vari, dalla droga ai telefoni cellulari,venivano lanciati con la fionda dall’esterno del carcere dentro le mura, dove erano raccattati dai detenuti o da pubblici ufficiali corrotti. Accadeva al Lo Russo e Cutugno, casa circondariale di Torino dove, dopo oltre un anno di indagini, sono state arrestate nei giorni scorsi 6 persone, tra cui un agente di Polizia Penitenziaria. Gli investigatori parlano di “consolidato commercio” tra detenuti, parenti, amici e agenti compiacenti e l’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) attraverso il suo segretario generale Leo Beneduci, parla di “sgomento e di preoccupazione”.
Tuttavia è lo stesso Beneduci a rallegrarsi dell’eccellente lavoro dell’Autorità Giudiziaria che aiuta “la Polizia Penitenziaria a rimuovere le mele marce,fortunatamente più uniche che rare, che pure esistono al proprio interno”. Le carceri sono al centro delle polemiche dopo l’evasione di Rebibbia e il segretario dell’Osapp non rinuncia, alla luce dell’inchiesta torinese, ad attaccare i vertici dell’Amministrazione Penitenziaria in ambito territoriale e centrale che – secondo il segretario dell’Osapp – dovrebbero riflettere “sullo stato di abbandono e sulla progressiva perdita di organizzazione e di prospettiva professionale che soprattutto per causa loro affligge gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria”.
Nell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore di Torino Paolo Toso le accuse sono pesanti: corruzione, induzione alla corruzione, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti e di medicinali. L’operazione, condotta dalla Sezione Antidroga della Squadra Mobile unitamente al Provveditorato Regionale di Polizia Penitenziaria, è partita dalla segnalazione dagli agenti all’interno del carcere. Un’ operazione che ha portato anche al sequestro di 1,5 chilogrammi di hashish, eroina, telefoni cellulari,carica batterie, medicine e altri beni che è proibito introdurre nelle carceri. Ma nel corso dell’attività investigativa sono emersi altri episodi: sono stati arrestati due detenuti ed un operaio, dipendente di una ditta esterna, addetto alla manutenzione delle caldaie dell’Istituto, che introduceva droga e sono stati indagati tre dipendenti della Polizia Penitenziaria con l’accusa di aver simulato la malattia per assentarsi dal lavoro.