“Sul terrorismo non si gioca”: lo afferma Nino Boeti (Pd), vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione dell’assemblea subalpina, a proposito del gioco di ruolo dal vivo ‘L’ultimo Covo’, con le Brigate Rosse protagoniste, al quale hanno partecipato 140 giovani a Bobbio Pellice, nel torinese.
“Considero offensivo, per le vittime del terrorismo e i loro familiari – rimarca Boeti – un gioco di ruolo che ripropone uno dei periodi più cupi della storia del nostro Paese. Tra il 1969 e il 1982 si contarono 361 morti e 750 feriti. In quegli anni 40 mila persone, per lo più giovani, sono state denunciate per atti di violenza politica, 20 mila di loro sono state inquisite per la lotta armata, 15 mila hanno conosciuto il carcere, 7 mila sono state processate per associazione eversiva, banda armata e insurrezione contro lo Stato. Alcuni protagonisti di quelle vicende non hanno mai mostrato pentimento per i loro crimini”.
“Sono ferite che continuano a sanguinare – aggiunge – e sulle quali non si può giocare con superficialità. Bisogna ricordare, soprattutto alle nuove generazioni, cosa ha significato per il nostro Paese la stagione del terrorismo e quante vite sono state stroncate. Non mi pare che iniziative come ‘L’ultimo covo’ possano in qualche modo servire allo scopo”.
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