“I bambini sono dei meravigliosi virus.” (Libera citazione di Salvatore Iaconesi).
Quando i bambini entrano nelle nostre vite le trasformano e ne determinano pesantemente i ritmi e le abitudini.
Ne sanno qualcosa tutti quelli che hanno avuto la fortuna di averli.
I bambini sono la parte debole del nostro sistema sociale, non votano, non sono nella fascia produttiva, non percepiscono pensioni, non gestiscono conti in banca, non investono, eppure, nella loro debolezza, essi costituiscono una delle categorie sociali più potenti, in grado di generare trasformazioni e modificare il nostro modo di vivere.
Quando un bambino entra a fare parte della nostra vita tutto si rivoluziona; i bambini orientano le nostre scelte, la loro semplice esistenza ci costringe a trasformare i nostri ritmi e le nostre abitudini.
Il loro potere non si limita alla necessità che avvertono i genitori di soddisfare i loro bisogni primari; la capacità di orientare le da parte dei bambini è talmente forte che intere campagne di marketing sono basate sulle loro opinioni.
Fateci caso. Quante pubblicità hanno come vettore l’immagine di un bambino o di una bambina, utilizzati per costruire un frame di riferimento nel quale i bambini stessi si riconoscono per farsi poi promotori del prodotto all’interno del gruppo familiare.
Questo meccanismo è ben sfruttato dalle agenzie di marketing ma viene sistematicamente ignorato (o comunque sottovalutato) da parte di chi amministra la città e ha la responsabilità di incidere sulle sue trasformazioni.
Le città non sono costruite per essere vissute in sicurezza ed autonomia dai bambini. Al massimo quando si pensa alle loro esigenze si finisce con il ragionare con una logica di specializzazione. Si pensa che per rispondere alle esigenze dell’infanzia sia sufficiente procedere con la logica della attribuzione esclusiva degli spazi.
Si costruiscono così parchi giochi e aree dedicate esclusivamente a loro; la logica è quella del ghetto, dello spazio recintato, che ben lungi da aiutare il bambino a fare esperienza nel mondo, hanno il solo ed unico scopo di tranquillizzare e rasserenare il mondo degli adulti.
È un modo di affrontare la questione al ribasso. Un modo che non risolve il naturale bisogno di socialità e di esperienza della città che hanno i bambini.
I bambini sono cittadini a tutti gli effetti ed al pari dei loro compagni adulti devono avere il diritto di vivere e usufruire la città nella sua interezza. Ne avevo già parlato in questo articolo.
Per questo con Annalisa Quinto, Aquilina Olleia e Alessandra Moscatelli compagni di scuola presso la SASSD (Siena Advanced School on Sustainable Development), abbiamo immaginato il progetto “Una città per Bambini e Bambine”.
Un’idea che ha l’obiettivo ambizioso di spingere le amministrazioni a invertire il loro punto di vista. Organizzare e pensare le città a partire dalle esigenze dei più piccoli, nelle convinzione che una città organizzata per essere utilizzata da un bambino è una città più facile e vivibile anche per il resto dei cittadini.
Il progetto è promosso dall’Associazione Amate l’Architettura, e ha ottenuto il patrocinio del Comune di Settimo (che collabora attivamente con l’Assessorato alla mobilità Sostenibile e l’Assessorato alle Politiche educative). Sabato 17 aprile è partita la prima attività di analisi lungo la direttrice che collega la scuola media Gramsci all’Ecomuseo del Freidano (nel progetto coinvolgiamo anche i ragazzi, ma guai a definirli bambini……). Prossimamente ripeteremo l’esperienza partendo dalla scuola media Gobetti fino al parco De Gasperi. A fine settembre prevediamo di organizzare una passeggiata evento coinvolgendo le due scuole.
Si tratta di un progetto che ha come punto fisso la collaborazione tra i diversi attori in gioco, nella convinzione che solo istituendo un dialogo costruttivo tra le diverse realtà locali e le amministrazioni pubbliche, cercando anche di comprenderne le infinite difficoltà (tecniche, normative, economiche, burocratiche) si può seriamente sperare di innescare un processo virtuoso di cambiamento della città.
Intanto ringraziamo i numerosi compagni di viaggio che stanno aderendo al progetto e stanno dando il loro contributo: a partire dal LIS (qui potete vedere un webinar che il laboratorio LIS, che fa parte dell’Università Federico II, ha dedicato al progetto), dalla Legambiente nelle sue sezioni regionale e locale, fino all’Ecomuseo, la Fondazione ECM, il Consiglio Comunale dei Ragazzi, i volontari del Servizio Civile di Settimo, la Rciclistica Settimese e Daniela Martino di Family for The Planet; non ultime le due Scuole medie Gobetti e Gramsci che hanno aderito al progetto.
Le foto sono di Daniela Martino.