Quanto successo qualche giorno fa a Settimo Torinese, dove una mamma ha abbandonato per strada un neonato, poi morto poco dopo, “più che suscitare in noi compassione dovrebbe farci interrogare su quali e quanti segnali di sofferenza possiamo aver ignorato, frainteso e negato”. Lo afferma Barbara Rosina, presidente degli Assistenti Sociali del Piemonte. “Questo episodio – dice Rosina – ha destato sgomento e incredulità in chi non si era accorto di nulla, ma ha anche innescato, in un tentativo forse comprensibile di allontanare l’evento da se stessi, un processo denigratorio da parte di quanti ritengono come unica responsabile la donna, indubbiamente carnefice, ma altrettanto indubbiamente vittima di solitudine e di disperazione”. Secondo la rappresentante degli Assistenti Sociali del Piemonte, “dobbiamo essere consapevoli che la donna, almeno nei nove mesi di gestazione, avrebbe potuto, anzi dovuto, essere aiutata con quel supporto che probabilmente avrebbe evitato che il gesto si compiesse, facendoci tutti diventare spettatori inermi di fronte alla tragedia umana”.
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