Sonnecchia, il Pd di Settimo Torinese, dopo le fatiche del congresso consumatosi il mese scorso. Sonnecchia, se non altro in superficie, a tal punto che vien da chiedersi quando il nuovo corso comincerà a manifestare intenti, prese di posizione, linee e direttive. La neo segretaria Stefania Rotundo, eletta con il 64% dei voti un mesetto fa, è attesa alla prima decisione di peso del suo mandato: ovvero stabilire che spazio concedere alla minoranza interna. Lo si capirà vedendo che genere di proposta farà al suo avversario, lo sconfitto Alessandro Svaluto Ferro, luogotenente delle truppe di Caterina Greco. Da quanto si mormora, le possibilità sono due. La prima: che Rotundo offra a Svaluto un posto in segreteria. La seconda, la nomina dello sconfitto alla presidenza del partito.
Molto più probabile la prima ipotesi, anzi pare che la segretaria abbia già fatto arrivare alle orecchie dell’ex rivale la proposta. A cui comunque, Svaluto risponderà picche. Del resto il renziano, sia prima del congresso che dopo, aveva dichiarato che non avrebbe mai accettato “premi di consolazione”. Tradotto: cari volpattiani, a venire a reggere il moccolo nella vostra segreteria blindata non ci penso nemmeno.
Molto più gradita – e di conseguenza molto più improbabile – la seconda ipotesi, quella di prendersi la presidenza. Gradita perchè quella poltrona è sempre stata usata come bilanciamento delle varie correnti. Senza andar lontano, è successo nell’ultimo mandato, quando al Ds Daniele Volpatto faceva da contraltare il Margherita Giovanni Capriolo. Ma è successo anche a livello nazionale, quando Matteo Renzi, vincendo il congresso, offrì la presidenza a Gianni Cuperlo (poi andò come sappiamo, ma questa è un’altra storia).
Insomma, concedere quella poltrona a Svaluto significherebbe legittimare la fronda grechiana e implicitamente ammettere che la contrapposizione Ds/Margherita ormai puzza di vecchio. Peccato che su quella contrapposizione si reggano tutti gli equilibri del Pd settimese, compresi quelli di giunta. Insomma, se Svaluto facesse il presidente il rischio, per la nomenklatura, è che in occasione di un futuribile rimpasto (o magari anche prima) si scateni l’inferno nella squadra di Fabrizio Puppo.
Ecco perchè, salvo rivoluzioni copernicane, lo sconfitto la poltrona di presidente può solo scriverla nel libro dei sogni. Peraltro i volpattiani hanno un modo elegantissimo per frustrare le ambizioni di Svaluto. Basta non fare niente: ufficialmente, dopo l’uscita di scena di Capriolo, la carica di presidente del Pd neanche esiste più…
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