In gergo automobilistico la manovra è una roba che si fa per parcheggiare o, al più, per districarsi nel traffico. A volte si usa la retromarcia, e qui le metafore aumentano: la manovra di bilancio che il governo giallo-verde sta per varare sull’Italia è d’avanguardia o ci manda indietro? Si tratta di scelte futuristiche o di un mero, meschino, mesto ritorno al passato? Per farla corta: ci sono o no i soldi per fare cose belle ma costose?
Boh! Ai posteri e soprattutto ai mercati l’ardua sentenza: i posteri va ben, ma i mercati non sono un’entità astratta, cattiva e becera, pronta alla bisogna a impallinare gli italiani. Sono i risparmiatori, le aziende, le società, i fondi che investono qua e là i loro danè. Chi scrive non è un esperto di economia, ma se avessi i titoli di una nazione, facciamo il Venezumba, e mi accorgessi che le scelte politiche ed economiche di quel paese sono a rischio, venderei subito. Molti altri farebbero la stessa cosa, il Venezumba si troverebbe a dover restituire il suo debito in poco tempo, probabilmente non ce la farebbe e la baracca salterebbe in aria. Un debito, qualsiasi debito, anche il mutuo sulla casa o il finanziamento per il cellulare, è questione di fiducia: chi presta i soldi si fida del suo debitore in quanto questi si impegna alla restituzione.
L’Italia è nella situazione di chi ha fatto un mutuo e, per un po’ di tempo, dovrebbe rinunciare a qualcos’altro, le vacanze, la macchina nuova, le borse firmate, robe che si potrà permettere a debito estinto. Non rinunciare a nulla e continuare a spendere più di quanto si incassa, è pericoloso. La scommessa è grossa, ma sempre scommessa è. Un po’ come nel poker, e non abbiamo nemmeno carte tanto buone. Può darsi che Lega e Cinque Stelle abbiano ragione, ma la manovra 2018 potrebbe rivelarsi un salto nel buio. Speruma an bin.