Non si trattò di un semplice incidente. L’incendio al capannone C dello stabilimento ex Olivetti, Celltell, di Scarmagno, che provocò quell’immensa, inquietante, nuvola nera, nel pomeriggio del 19 marzo 2013, fu favorito dalla mancanza di un piano anticendio e di adeguate misure di sicurezza.
A sostenerlo è la Procura di Ivrea che ha di recente chiuso le indagini ed ha iscritto sette persone nel registro degli indagati per incendio colposo. Innanzitutto i due operai della Omg di Valperga, Emanuele Giampaolo e Luca Blessent. Secondo la perizia, su cui si basa l’accusa sostenuta dal Pubblico Ministero Lorenzo Boscagli, furono loro a provocare le fiamme, mentre erano intenti a ripristinare alcuni lucernari sul tetto dell’azienda, mansione che comportava l’applicazione di alcune guaine di catrame intorno alle finestre in plexiglas, utilizzando una fiamma ossidrica.
Se i due rischiano di finire nei guai per l’errore materiale, altre responsabilità, per la precaria sicurezza dello stabile, sarebbero a capo del titolare Bruno Guglielmetti (assistito dagli avvocati Pio Coda del Foro di Ivrea e Giuliano Arimondo del Foro di Torino). Nel registro anche l’amministratore delegato di Cell Tel (ora Telis), Domenico Pellegrinia, difeso dall’avvocato Paola Cordero, ed inoltre Luca Barengo, Rosario D’Addio e Domenico Voiglio, i tre responsabili di Manutencop, la società che aveva in appalto la manutenzione del comprensorio industriale, data in subappalto alla Omg.
“Aspettiamo di prendere visione delle copie di tutti gli atti per esprimere un parere, adesso è prematuro” concordano i legali. Di sicuro saranno focali le ricostruzioni tecniche, per fare luce sulle esatte responsabilità a carico dei vari soggetti e delle diverse aziende.