Salòp, salopette.
La voce piemontese salòp, aggettivo dispregiativo per indicare persona puzzolente, sporco, sudicio, sporcaccione deriva dal francese salòpe, per indicare persona sporca e disonesta, che deriva dal francese sale, sporco dall’antico tedesco salo, torbido. In piemontese la parola saloparia, porcheria è combinazione di salop, detto prima e da huppe, nome dato all’upupa, volatile che nella tradizione dialettale è rinomato per la sua sudiceria. Sempre dalla voce sale, sudicio deriva la parola salopette, indumento per indicare pantaloni ampi con pettorina e bretelle che si incrociano sulla schiena. Serviva un capo di lavoro che fosse comodo, resistente, che permettesse agli operai di muoversi in libertà. I pantaloni di jeans spesso scivolavano anche con la cintura. Originariamente usato come tuta da lavoro, in seguito anche come capo di abbigliamento pratico e sportivo per uomini, donne e bambini. La salopette è nata inizio Novecento negli Stati Uniti con il nome overall. Ma esiste anche la voce salop o salep, che non ha nulla da spartire con il lemma precdente, che indica una farina fatta dai tuberi delle orchidee genere Orchis. La farina salop o salep si consuma nelle bevande e dessert, soprattutto in luoghi che un tempo erano parte dell’impero Ottomano, dove è una bevanda tradizionale inverno. Questa parola deriva dall’arabo e trae origine da una orchiedea e letteralmente vuole dire i testicoli di volpe.
Favria, 22.01.2021 Giorgio Cortese
La vita quotidiana è simile ad una stoffa che i giovani vedono dal diritto, e gli anziani dal rovescio.