L’impatto ambientale? Una preoccupazione indiscutibile. Ma più preoccupante e prioritario è l’impatto sul territorio sotto il profilo della sicurezza.
Elio Ottino, Sindaco di Salerano, scrive all’Autorità di Bacino Fiume Po, al Dipartimento Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla Prefettura di Torino, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, in merito al progetto di sopraelevazione dell’autostrada promosso da Ativa. Un investimento da 300milioni di euro in cambio della proroga trentennale della gestione dell’autostrada, la cui concessione scadrebbe a fine 2015.
La lettera è stata inviata in copia anche alla Regione Piemonte, alla Città Metropolitana di Torino, all’AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po), ai Comuni di Pavone Canavese, Ivrea, Banchette, Perosa Canavese, Samone, Fiorano Canavese, Lessolo, Borgofranco d’Ivrea, Romano Canavese, Loranzè, Colleretto Giacosa, Montalto Dora e alla stessa Ativa.
Ottino c’ha lavorato due mesi, per scrivere sette pagine zeppe di dati tecnici, studi, stralci di relazioni e considerazioni. E la domanda che si pone è: l’obiettivo della messa in sicurezza dell’autostrada non rischia di essere invece peggiorativa per il sistema di protezione del Nodo Idraulico?
Il Nodo Idraulico, successivo all’alluvione del 2000, non teneva conto di questa modifica: il tratto autostradale, tra Salerano e Fiorano, verrà innalzato di quattro metri, in modo tale da non doverla chiudere in caso di esondazione, con la creazione di 450 metri di viadotto. L’acqua, anziché superare un terrapieno, in caso di esondazione, passerà quindi nel viadotto, in uno spazio ristretto e di conseguenza con una velocità decisamente più elevata.
S’aggiunge che gli interventi indicati dal PAI (Piano di Assetto Idrogeologico), adottato nel 2003, ad oggi non sono conclusi. “La Provincia di Torino – ricorda Ottino – ha provveduto alla realizzazione delle sole arginature a difesa dell’abitato di Fiorano Canavese, mentre il rimodellamento dell’incile non è mai stato eseguito. Questa condizione determina un maggiore rischio per i territori a monte di Ivrea, non essendo, per altro, rispettati i franchi idraulici minimi di sicurezza”.
Attualmente il franco di sicurezza (ovvero la differenza fra l’altezza degli argini e l’altezza dell’acqua, sempre in caso di esondazione) è di un metro. Però, a causa del mancato abbassamento del piano di campagna dell’area in cui l’acqua dovrebbe confluire in direzione del rio Ribes, risulta ulteriormente ridotto di 45 cm, secondo il modello fisico elaborato dall’Università di Trento. Questo perché, in caso di un nuovo evento, le portate sarebbero decisamente superiori rispetto al 2000 proprio per la presenza del sistema dell’odierno sistema di arginatura (l’acqua della Dora dovrà essere contenuta in duecento metri, mentre 15 anni fa aveva occupato due Km, invadendo tutta l’area ad ovest di Ivrea).
“Tutto questo – dice lo studio – produrrebbe un effetto devastante sulla stabilità dei rilevati autostradali”.
Ottino chiede agli enti competenti di mettere a disposizione tutti gli studi e i progetti e ad Ativa di prendere contatto con le Amministrazioni territorialmente interessate per concordare le necessarie compensazioni ambientali.
“A nostro avviso – sottolinea Ottino – la priorità di sicurezza, ancor prima che agli utenti autostradali, vada data a chi in questo territorio ci vive, ci lavora e ci abita. Non si può e non si deve dimenticare che questo territorio, nel corso degli eventi alluvionali del 1993 e successivamente del 2000, ha già subito perdite umane e gravissimi danni sia di carattere materiale che morale. Oltretutto i lavori di messa in sicurezza del tratto interessato della Torino-Quincinetto, prospettati da Ativa, saranno notevolmente impattante, sia sotto il profilo paesaggistico che ambientale. Troppe volte, anche recentemente, a causa di rischi sottovalutati, eventi ,che non si possono più considerare ‘imprevedibili’, sono stati causa di enormi danni e talvolta di luttuose circostanze.. Eppure il tutto pareva formalmente corretto e dotato delle prescritte autorizzazioni.
Questa nostra Nazione, purtroppo, da nord a sud è disseminata di innumerevoli incresciosi esempi che hanno come risultato la ricerca postuma dei responsabili, come si suol dire ‘a babbo morto’, da parte delle varie Procure. Non sapendo soltanto quando ma con la certezza che prima o poi un evento simil-2000 si ripresenterà, vorremmo che in questo caso venisse evitata la predetta ricerca ed è con questo spirito di consapevolezza che attendiamo fiduciosi di ottenere risposte certe e puntuali agli interrogativi posti”.