Le affermazioni del professore Trenta sull’uranio sono depositate in una sua perizia giurata presso la Corte dei Conti dell’Abruzzo e nella sua audizione in Commissione il 23 marzo 2016 gli “fu chiesto due volte se confermava quel testo e non ne negò la paternità. Non si riesce a capire per quale motivo ora il professore voglia negare ‘la responsabilità di tali proiettili nel generare le nanopolveri che sono la vera causa di molte forme tumorali'”. Così il presidente della Commissione Uranio, Gian Piero Scanu replica alle parole dello studioso.
A pagina 16 della perizia firmata da Trenta, ricorda Scanu, è affermato: “è necessario demolire una volta per tutte l’ipotesi che l’uranio depleto, in quanto tale, possa essere la causa di induzione di tumori nei militari che hanno soggiornato in luoghi bellici ove lo stesso è stato utilizzato. Se si continuasse a perseguire tale ipotesi, considerando le caratteristiche fisiche dell’uranio depleto, si sarebbe portati a negarne la responsabilità. Invece, deve essere ricordata la responsabilità di tali proiettili nel generare le nanopolveri, che sono, in effetti, la vera causa dell’induzione di molte forme tumorali. In conclusione, si può affermare, mutuando dalla criminologia, che l’uranio depleto è il mandante e le nano-polveri l’esecutore”.
Negando la responsabilità dei proiettili all’uranio impoverito di generare le nanopolveri causa di forme tumorali, sottolinea il presidente della Commissione, il professore nega “quanto sostenuto non in una libera audizione o in una nota stampa, ma in un documento giurato depositato agli atti di un procedimento giudiziario”.