Chi dei consiglieri di maggioranza ha dato la propria preferenza al nome della minoranza in occasione dell’elezione del presidente del consiglio comunale?
Bella domanda. Ma forse prima del “chi”, bisogna rispondere al “perché”. Lo spiega Domenico Rosboch, da poco dimissionario dal ruolo oggi di Daniele Lacchi. Nonostante il voto segreto, è logico pensare che sia lui uno dei tre “ribelli”.
“Il mio pensiero è che la maggioranza si è vista perdere tre consiglieri, secondo il mio modesto parere, non contrari alla persona di Lacchi ma ad un metodo e un preciso modo di gestione e amministrazione – sottolinea -. Al di là del voto, il mio pensiero l’ho espresso e cioè che l’amministrazione Rostagno può fare vedere i muscoli se li ha, ma io preferirei vedere una collaborazione che coinvolga tutti i soggetti. D’ora in poi i miei voti saranno ponderati in base alla coscienza del caso di voto, a seconda di una maggiore o minore compartecipazione dei soggetti. Ci tengo a precisare che a priori non sono contro niente, e non ho dichiarato nelle dimissioni che passo alla minoranza. Lacchi è inoltre stimabilissimo ma in questa scelta forse potevano essere prese in considerazione altre persone, ad esempio una donna come Francesca Bevacqua, ma si sarebbe anche potuta condividere la scelta con la minoranza. E’ il caso che la maggioranza prenda atto di questo malumore, non solo mio o di chi ha dato il proprio voto alla minoranza, ma mi pare che anche Nastro non abbia digerito benissimo quanto è stato stabilito…”
Non è stato difficile comprendere chi condivide i pensieri di Rosboch. Bastava guardare le mani alzate o meno nei punti successivi all’elezione del neopresidente Lacchi.
“Quello che penso mi sembra si sia palesato nel momento mi sono astenuta nell’immediata esecutività per la votazione del presidente del consiglio– ammette il consigliere Francesca Bevacqua -. Per quanto consideri Andrea Lacchi un ottimo elemento, si sarebbero potute fare delle scelte diverse per anzianità di servizio ad esempio, perchè non dimentichiamoci che Lacchi è arrivato in un secondo momento, mentre ci sono persone che non hanno magari un ruolo di spicco, cose che la gente non vede ma hanno lavorato sodo, ancora prima che nascesse “Rivarolo rinasce”.Quello che dico non è dettato da interesse personale, perchè non avevo nessuna aspirazione a diventare presidente come qualcuno ha auspicato, ma diverso è il caso di Nastro, uno dei padri fondatori del gruppo che secondo me poteva essere una persona più indicata. Per il resto io penso che ognuno abbia un cervello, una giudizio e non mi sento e sentirò di votare a favore di qualcosa che non mi trova d’accordo. Questo non vuol dire che mi sia seduta con l’opposizione, ma la cosa più importante da ricordare è che ci siamo presentati come lista civica. Ora, è risaputo che così non è del tutto e ci sono persone nella maggioranza che sono legate alla destra e alla sinistra, a partiti politici, mentre io sono apartitica. Tutte le decisioni provengono da me e da me soltanto, ed è questo il compito di un amministratore in fondo, ascoltare la gente e cercare di risolvere i suoi problemi. Tuttavia c’è da dire che non ci sono state sorprese sul mio comportamento, si sapeva già quello che pensavo”.
E sono due… Il terzo? “Personalmente condivido ciò che hanno detto Rosboch e Bevacqua – precisa Daniele Intravartolo -. Trattandosi di una lista civica, tra virgolette non politica, ognuno ha avuto modo di esprimere la sua, votando secondo la propria discrezione e non per imposizione. Ieri sera è emersa una verità, che a parer mio non tocca la maggioranza, la quale può restare compatta anche se nella scelta del presidente è disunita. I miei colleghi magari erano più accesi, ma anche per me vige un discorso di coesione diverso, è vero che siamo la maggioranza ma è anche vero che ognuno è libero di pensarla a modo suo, si vota per coscienza come infatti continuerò a fare da qui in avanti. Penso poi sia anche normale adesso, a fine mandato, avere delle aspettative”. E tre…