Ora che il presidio davanti alla Sandretto non c’è più, gli ex-dipendenti commentano con amaro sarcasmo: “Saranno soddisfatti quelli che ci guardavano di traverso…”. Il riferimento è a quella parte dei loro concittadini che li consideravano dei perdigiorno ed a quegli abitanti di Via Sandretto che si lamentavano della loro presenza nel piazzale dello stabilimento, definendola “molesta”. A quanto riferiscono gli appassionati delle conversazioni telematiche, nei mesi scorsi su Facebook c’erano stati scontri accesi ed erano volate parole pesanti. Anche chi scrive queste note ha avuto occasione di raccogliere pochi giorni orsono le lamentele di una persona che ha definito il presidio “molto rumoroso. In estate, quando dovevo dormire di giorno per via dei turni di lavoro, non riuscivo a chiudere occhio”. Inoltre i presidianti “sono dei maleducati, appoggiano le suole delle scarpe contro i muretti imbiancati e fissano le loro bandiere sulle recinzioni altrui senza permesso. Ho chiesto più volte l’intervento dei vigili ma senza risultato: quelli fanno ciò che vogliono!”.
La maleducazione è un fatto soggettivo e capita in ogni contesto che qualcuno si comporti male ma questo valeva per tutti coloro che si alternavano nel presidio?
Riesce difficile immaginarseli nelle vesti di vandali devastatori e di invasori delle proprietà altrui. Sorprende inoltre che il chiacchiericcìo di quanti sostavano nel piazzale potesse infastidire gravemente persone abituate non al silenzio della campagna ma al transito delle auto sulla pubblica strada, all’arrivo dei TIR ed alle operazioni di carico e scarico nel vicino stabilimento.
Magari le critiche riguardavano momenti specifici: le assemblee, i blocchi ai cancelli per opporsi allo svuotamento della fabbrica, le serate di solidarietà… oppure a dare fastidio era il concetto stesso di presidio sindacale e rumori ben più molesti sarebbero stati tollerati volentieri se provocati da una festa di paese?
Dover scansare capannelli di persone ogni qualvolta si esce con l’auto dal proprio cancello è sicuramente fastidioso e tuttavia si tratta di un inconveniente prevedibile quando si sceglie di andare a vivere accanto ad un sito produttivo. Quelle case non erano lì da sempre: un imprenditore ha deciso di costruirle, un’amministrazione comunale le ha autorizzate, dei privati le hanno acquistate senza evidentemente riflettere sul contesto di cui facevano parte…
I nemici della protesta sbottano: “E’ inutile che gli amministratori locali o la Regione si lamentino: i primi non hanno fatto nulla, la seconda non ha vigilato come avrebbe dovuto . Voi giornalisti scrivete troppo della Sandretto. Ormai si chiude: occupatevi di cose differenti! Pont ha anche altri problemi”.
D’accordo che sia inutile, da parte delle istituzioni, piangere dopo aver versato il latte ma coloro cui il latte è stato versato addosso cosa dovrebbero fare: prendere atto che è andata così, chinare la testa ed accettare la propria sorte senza ribellarsi?