E’ riduttivo definirlo un pugno nell’occhio. La prima tranche di lavori, realizzati dall’Ativa, per la realizzazione del ponte più alto d’Italia (ma anche dei più alti d’Europa), tra Pavone Canavese e Borgofranco d’Ivrea, è un’opera devastante per il paesaggio eporediese. Da oltre un anno Legambiente si batte contro questo ecomostro. Moltissime le firme raccolte attraverso una petizione. L’altra settimana si è aggiunta una lettera del Sindaco di Salerano Elio Ottino, che oltre all’impatto ambientale, solleva, innanzitutto, dubbi sull’utilità relativamente al più ampio piano della sicurezza definito dal Nodo Idraulico. Terza, ma non meno importante ragione, per cui sarebbe opportuno che i Sindaci dell’intera zona di schierassero contro il megaponte, è economico: l’associazione dei pendolari denuncia da tempo il vertiginoso aumento del biglietto, che rende l’A5 tra le autostrade più salate di tutto lo stivale. E quei biglietti, per i prossimi trent’anni, serviranno proprio a finanziare l’opera. Visto che l’Ativa ha chiesto alla Regione Piemonte uno scambio preciso: il faraonico intervento in cambio della proroga, fino al 2045, della concessione per la gestione del tratto Torino e Valle d’Aosta. Scambio che, tra l’altro, viola le normative europee, che impongono bandi di gara pubblici (Legambiente lo scrive chiaro e tondo in una lettera inviata due settimane al Presidente di Ativa, Giovanni Ossola, contestando lo “Sblocca Italia”, nel quale compare anche un articolo “che pare fatto apposta per Aitva e giustifica la proroga in cambio di “interventi di potenziamento, adeguamento strutturale, tecnologico ed ambientale delle infrastrutture autostradali nazionali”).
Qui alcune foto, scattate a Pavone e dalla collina panoramica di San Martino Canavese. Cosa aspettano la politica locale e gli amministratori pubblici a prendere posizione?