Ormai anche le pietre sanno che aver fatto il vaccino non significa essere “negativi” (anzi: il mese scorso, su 1,8 milioni di nuovi casi di Covid, 1,5 erano persone vaccinate), e che quindi non ha alcun senso vietare l’accesso a determinati luoghi in base al possesso o meno del super green pass: in questo momento, infatti, ci sono ristoranti e discoteche in cui si assembrano decine di “positivi” (inconsapevoli) con in tasca il certificato “rafforzato”.
Gli unici a non essersene ancora resi conto, dopo due anni di pandemia, sono il premier Draghi, il suo ministro Speranza e la maggioranza dei parlamentari, che solo poche settimane fa hanno scritto, approvato e ratificato un decreto che per tutto aprile mantiene la discriminazione tra chi possiede il super green pass e chi no.
L’attività “sportiva o motoria al chiuso in palestre, piscine o centri natatori”, ad esempio. Se ho fatto un tampone negativo dieci minuti prima… non posso entrare, ma se ho il super green pass e non faccio tamponi da mesi (e magari sono “positivo”) invece sì. Idem per entrare a vedere una partita di basket o di volley in un palazzetto dello sport: il “negativo” con green pass base (quindi con tampone recente) resta fuori, il possibile “positivo” (che non fa tamponi da mesi) ma che ha il super green pass entra. E così anche a teatro, al cinema, nelle sale da concerto, nei circoli ricreativi, ecc.
Siamo in primavera: c’è Pasqua, ci sono le prime Comunioni, le Cresime… e quindi si va al ristorante a festeggiare. Eh no! Se hai fatto un tampone mezz’ora fa e sei “negativo”… non entri, il decreto non te lo permette; ma se hai il super green pass (e magari sei “positivo” e non lo sai) entri e contagi gli altri commensali: per la legge, però, sei a posto. Stessa cosa ai convegni: in sale piene di gente dotata di super green pass, qualche “positivo” c’è di sicuro… e il virus circola.
Ecco spiegato perché dall’inizio dell’anno in Italia il numero di “attualmente positivi” permane costantemente sopra il milione (non era mai stato così alto né nel 2020 né nel 2021, perlomeno fino a quando non è stato introdotto il super green pass).
E’ ormai chiaro e scientificamente dimostrato che il certificato verde rafforzato non è un presidio contro la diffusione del virus, bensì il suo contrario; è un lasciapassare per il virus stesso, perché la sua introduzione ha eliminato i controlli per i vaccinati: che costituiscono, attualmente, il principale veicolo di contagio. I bollettini continuano a segnalare migliaia di nuovi casi e centinaia di decessi ogni giorno, poi al telegiornale arriva il triste Speranza – l’inventore, insieme a quei geni dei suoi consulenti, del super green pass – e invita a «tener alta l’attenzione, perché non ne siamo ancora usciti». L’emergenza, a questo punto, non è più costituita dalla pandemia, ma dall’incapacità di affrontarla dimostrata dai nostri governanti. (u.l.)