La rete ne ha inventata un’altra, questa volta si è spenta da sola. Per mezza giornata Facebook, Whatsapp, Instagram, Tiktok e tantissimi altri social sono stati disattivati. Sembra sia stato uno, uno bravo, a mettere il naso dentro il sistema e farlo saltare. Adesso sono cazzi suoi, anche se per mezza giornata sono stati nostri, con il mondo e Settimo fermi come alla fermata del tram. Disperazione negli occhi dei giovani, paura in quelli degli anziani, sollievo per i (pochi) combattenti no-social, per un istante liberi dal fardello.
Non è morto nessuno, ma possiamo fare qualche riflessione. I pacchetti applicativi, oggi detti apps, sono ormai pane quotidiano, pane nel vero senza della parola, per starvi attaccati ci dimentichiamo di lavorare, guidare, mangiare, fare l’amore. Ci si finisce dentro per caso, non c’è nemmeno bisogno di cercare, sono loro a cercare noi: si inizia con piccole dosi, si passa a tempi più importanti e si finisce per esagerare e rimanere al cellulare buona per parte del tempo libero, e non solo quello. Isolamento da social lo definiscono gli psicologi, un paradosso in termini, la socialità non dovrebbe produrre solitudine. Invece accade e genera pericoli da tenere alla larga a costo di impedirsi (e impedire ai più giovani, più usi e vulnerabili al web) di navigare a lungo in rete, tanto è alto il rischio di destabilizzazione.
La rete è bella, ci collega al resto del mondo in un istante, ci avvicina a persone, imprese, cultura e strutture. Non l’avevano immaginata neanche gli scrittori di fantascienza, che ci hanno raccontato viaggi galattici, avventure al centro della terra, corpi celesti ed esseri viventi straordinari, ma non la rete. È straordinaria, la rete, rappresenta un cambiamento epocale, ma obbliga all’attenzione. Noi adulti, nati e cresciuti senza, abbiamo competenze, strumenti e cultura per separare il buono dal cattivo. I ragazzi no, o almeno non sempre. Per questo cadono nella rete e non è soltanto un gioco di parole. E piangono se per mezza giornata, uno, uno bravo, uno di loro, gliela toglie.
Genitori, insegnanti, educatori settimesi, attenti!