“Mica siamo a Lampedusa“! Il centrodestra chivassese insorge per la delibera approvata dalla giunta Ciuffreda, finalizzato all’accoglienza di quindici donne profughe. Adriano Pasteris, capogruppo consiliare Pdl, il suo vice, Domenico Ciconte, Gianfranco Scoppettone, alla guida della civica di centro destra, Matteo Doria e Emanuel Bava, hanno incontrato la stampa per chiarire la propria posizione di netta contrarietà all’operazione: “L’assessore De Col parla di “atto di civiltà”, ma noi crediamo che ogni atto amministrativo debba partire da un’esigenza effettiva e concreta e non da teoriche, seppur lodevoli, dimostrazioni di intenti. Servono risposte concrete, non segnali”.
Qual è l’effettiva necessità di Chivasso in tal senso?
“Non ci risulta essere attivo, ad esempio, uno sportello comunale appositamente dedicato all’accoglienza degli stranieri come avviene in altre realtà come Ivrea. Forse perché non se ne sente la necessità? Detto ciò, è chiaro che, nel momento in cui Chivasso dovesse dotarsi di una struttura di questo tipo, i profughi arriverebbero eccome. Siamo alle solite: prima creiamo la soluzione, per dare un segnale, poi andiamo a creare il problema“.
Quali sono i veri problemi di Chivasso, secondo voi?
“La realtà è che la città si trova in un’area economicamente depressa con tantissime famiglie mono, o addirittura, prive di reddito. E chi si rivolge alle strutture preposte e alle istituzioni per avere aiuto, non è che una parte di chi è in stato di bisogno. La punta di un iceberg”.
Cosa ne pensate del progetto di accoglienza integrata previsto per i profughi?
“Il progetto garantisce corsi di lingua, denaro contante, vestiario e biancheria, formazione professionale, facilitazione per l’inserimento in ambito lavorativo, facilitazione per l’accesso alle unità abitative e via di questo passo. Insomma, un’ingiustizia bella e buona! Lo capiranno i chivassesi che non hanno i soldi da anticipare per l’acquisto dei testi scolastici per i propri figli? Lo capiranno i chivassesi lasciati a casa da imprese che chiudono? Lo capiranno i chivassesi che vivono in mezzo alla strada perché non più in grado di pagare i canoni d’affitto? Noi pensiamo di no“.
Sapete, che il progetto è interamente finanziato dal Ministero dell’Interno, e il comune non tirerà fuori un centesimo?
“Non cambia nulla. I fondi ministeriali sono soldi della collettività e non tutti sono propensi a sostenere un’ingiustizia, perché di questo si tratta, con i soldi di tutti. Inoltre l’adesione al bando e l’eventuale gestione burocratica del progetto, richiede l’utilizzo di personale comunale. Insomma, il Comune si troverebbe a “co-finanziare” il progetto mettendo a disposizione risorse umane pagate con i nostri soldi“.
Infine un sospetto…
“Sì, una domanda sorge spontanea. Perché solo donne? Il sospetto è che, siccome il gestore del bando deve possedere “esperienza maturata nella gestione di servizi analoghi”, si voglia dare una corsi preferenziale all’associazione chivassese che già gestisce una casa per le donne vittime di violenza. Casa che, a dire del suo stesso Presidente, necessita di molti interventi per cui è indispensabile la ricerca di fondi. A questo proposito un’attenta lettura del bando ministeriale ci informa che “Non sono ammissibili i costi di adeguamento delle strutture da adibire all’accoglienza, ad eccezione degli enti locali che presentano domanda di contributo per la prima volta” come Chivasso, appunto. Ora, ben venga il reperimento di fondi per associazioni che contribuiscono in modo concreto e con continuità a combattere la povertà in città, ma perché dare adito al sospetto che l’Amministrazione inventi un bando ad hoc per una qualche associazione? Che cosa ne penseranno le altre associazioni di volontariato? Il sospetto che alla base della scelta di aderire a questo bando ci possano essere motivi di tipo prevalentemente demagogico e di una sorta di “favoritismo al volontariato amico” ci amareggia molto“.
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