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Vercellese
24 Marzo 2023 - 16:08
Abolizione delle “aree contigue” e riduzione delle Aree Protette: cacciatori e agricoltori (con la Regione) smontano il Parco del Po
All’ordine del giorno della riunione del Consiglio dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po Piemontese tenutosi mercoledì 22 febbraio c’era la discussione delle istanze presentate da alcuni Comuni e associazioni, su richiesta della Regione, relative ad una revisione dei confini del Parco e dell’Area Contigua (cioè una zona intorno al Parco in cui la caccia è consentita ma solo a coloro che risiedono nei comuni inclusi nell’area contigua stessa).
Cacciatori e agricoltori, unitamente alla Provincia di Vercelli e ai comuni di Ronsecco, Saluggia, Fontanetto Po, Tricerro, Crescentino, Trino e Livorno Ferraris, chiedono, per il territorio vercellese, l’abolizione delle aree contigue e la riduzione delle Aree Protette tornando ai confini del 2020 (prima dell’entrata in vigore della L.R. 11/19 che ha definito alcuni ampliamenti), con conseguente cancellazione del recentemente istituito Parco Naturale del Bosco della Partecipanza e delle Grange Vercellesi. L’Ambito Territoriale di Caccia “AL 1” e il Comune di Moncestino sono sulla stessa linea in riferimento al Casalese.
Perché tutto questo? Per andare a caccia.
Il mondo venatorio, in rivolta dopo gli ampliamenti dei confini entrati in vigore nel gennaio 2021, spalleggiato da quello agricolo (o, meglio, da parte di esso - che inspiegabilmente ancora preferisce assecondare la lobby venatoria piuttosto che sostenere l’implementazione di pratiche davvero efficaci nel controllo dei cinghiali) e di cui alcune amministrazioni locali si sono fatte portavoce, si propone ancora una volta come la soluzione del problema cinghiali e danni alle coltivazioni. «Tuttavia - spiega Andrea Mandarino, rappresentante delle associazioni ambientaliste nel Consiglio del Parco - è ormai ampiamente documentato tramite studi e ricerche che la caccia non è la soluzione; gli ultimi decenni ne sono un’evidente testimonianza sotto gli occhi di tutti. Laddove necessari, gli interventi di controllo faunistico devono essere effettuati con un approccio tecnico e non ludico, devono essere pianificati, coordinati e continuativi, e, infine, devono avere un basso impatto su altre specie».
Il Consiglio del Parco, seguito da un folto pubblico di cacciatori, agricoltori, vertici delle loro associazioni di categoria e della Provincia di Vercelli, è stato preceduto da una comunicazione del vicepresidente della Regione Piemonte Fabio Carosso, il quale ha ribadito la volontà della Regione di ascoltare le richieste del territorio, dettando in maniera affatto velata la linea che il Consiglio del Parco avrebbe dovuto tenere per l’espressione del parere sulle richieste di modifica dei confini pervenute. L’intervento di Carosso è stato preceduto nelle ore prima del Consiglio da un “ultimo assalto”, ovvero dall’arrivo di alcune ulteriori lettere inviate da Provincia di Vercelli, comune di Livorno Ferraris e alcune associazioni agricole per ribadire le richieste già espresse.
In questo clima sono passate in secondo piano le altre istanze: i comuni di Mazzè, Pecetto di Valenza e Castelnuovo Scrivia hanno chiesto l’ampliamento del Parco; il Comune di Palazzolo Vercellese e le associazioni ambientaliste hanno chiesto il mantenimento dei confini attuali nel territorio vercellese.
Alla fine il Consiglio ha espresso parere favorevole sulle istanze (tutte, ad eccezione di quella del comune di Moncestino), che verranno trasmesse alla Regione, accogliendo altresì la richiesta di conversione dell’Area Contigua in Zona Naturale di Salvaguardia per consentire la caccia in tale area anche a chi non è residente nei comuni dell’Area Contigua stessa.
Le associazioni ambientaliste commentano: «È stata scritta una pagina nera nella storia del Parco, chiamato ad esprimersi favorevolmente sulle richieste di riduzione del proprio territorio, dopo anni di lavoro, svolto con Enti e associazioni, per giungere all’estensione attuale.
Le richieste di riduzione delle aree tutelate sono in contrasto con gli indirizzi dettati dalla Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030. Ancora una volta si è potuta constatare la miopia di una politica che gestisce il territorio per il proprio “oggi” e non per il “domani” di tutti, trascurando sia gli aspetti tecnici e scientifici sia la voce di molti cittadini ben consci dell’importanza e delle potenzialità delle Aree Protette».
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