"...Specchia sognando a la cerulea Dora nel largo seno, fosca intorno è l'Ombra di re Arduino" disse Giosuè Carducci, prima di passare la canna a Giovannino Pascoli. Il termine Dora deriva dal Latino Duria, ma l'origine è assai più antica, addirittura preindoeuropea, insomma di quando i mulini erano ancora bianchi e all'inizio della Circonvallazione c'era ancora il Bar Canavesano. A monte di Aosta le Dore sono tante, milioni di milioni, ma poi si uniscono tutte assieme nello stesso letto, una vera orgia. Una caratteristica unica in Europa, di questo fiume, è il fatto di essere alimentato da ghiacciai altissimi, del Massiccio del Monte Bianco, e quindi avere una portata d'acqua sempre abbondante, neanche fosse astemia. Ora con i mutamenti climatici corre il rischio di perdere buona parte delle fonti di alimentazione, ma Anna Bono ci assicura che ci sarà acqua per tutti, tre volte Natale e festa tutto l'anno. A Ivrea il fiume si incanala in una sorta di canyon, con corrente molto rapida, adatta alle gare di canoa, mentre appare un ambiente alquanto improbo per il Ju Jitsu. Una parte dell'acqua della Dora viene incanalata nel Naviglio di Ivrea, che reca un elevato apporto idrico alle risaie, e mai che provi a variare con un bel maraschino. Ma adesso viene il bello: la Dora Baltea oltre Ivrea prosegue con un percorso piuttosto sonnolento, andando infine a confluire nel Po a Crescentino. Eh sì, Crescentino, Crescentino. Lo riscrivo ancora una volta: Crescentino. Era dalla terza elementare che non scrivevo più il nome Crescentino, ed ora non ne avrei mai abbastanza. Sì, per me Crescentino è sempre stato un luogo fisico senza storia, senza geografia, ma semplicemente il topos in cui la Dora confluiva nel Po. Chissà la soddisfazione dei Crescentinesi. Intorno alla Dora Baltea sono molte le storie,le leggende. Una molta interessante risale al Medio Evo, quando tale Gigno Vinia, nobile eporediese, agguerrito sostenitore della Lega Lombarda, inventò una curiosa manifestazione: raccogliere una ampolla d'acqua alle sorgenti del fiume, e quindi andare a svuotarla nel mare dalle parti della Serenissima Venezia. Poi un giorno un personaggio piuttosto pignolo, un precursore del comunista contemporaneo, gli fece notare che quell'acqua lì ci sarebbe arrivata comunque, bastava avere un po'di pazienza. Grande fu la delusione del Gigno Vinia, che per consolarsi iniziò a mangiare tegamoni di fagioli grassi in totale solitudine, fino all'adesione ai Fagiolisti Anonimi. Un'altra leggenda interessante riguarda una certa Georgia Popolo, una nobildonna di un Borgo Franco, che ideò la costruzione di un presepe di fronte al Ponte Vecchio, nel fiume, su palafitta. La convinsero a recedere nell'intento il bue e l'asinello, che soffrivano di reumatismi. Scusate se ho scritto molto, ma sono come un fiume in piena. Che poi, se davvero avesse sto largo seno, me ne sarei accorto. E, comunque: Crescentino.
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