Sembrerrebe materia per la scenegiatura di un film d'avvenura già visto e rivisto. Ma chi studia "Castellologia" sa benissimo che nel primo medioevo si siano potuti scavare tanti cunicoli a vari metri di profondità con la tecnica rudimentale dell'epoca. Con un lavoro da talpe e l'impiego di abbondante mano d'opera si realizzarono vie sotterranee certune da permettere il passaggio di una carrozza. Quasi tutte le abbazie, oltre ai comuni locali interrati già di per sè sotto gli edifici, disponevano di sotterranei, come per esempio ai primi di questo secolo nella zona del Calpice, alcuni giovani entrando nei ruderi di una torre di vedetta, scolta avanvata dell'Abbazia, notarono nelle cantine delle aperture. Incuriositi, si inoltrarono all'intecerta luce di una lanterna. Si trattava di un corridoio leggermente in discesa, con pareti e volte in muratura, dopo qualche centinaio di metri, non poterono più proseguire per l'acqua limacciosa che invadeva il passaggio e arrivava all'altezza delle spalle. A giudicare dall'intenso stillicidio e dal percorso compiuto, calcolarono di trovarsi sotto al Po. In una successiva esplorazione, notarono che il livello dell'acqua era sensibilmemte aumentato e rimasero impressionati dalla quantità di grosse serpi che invadevano il sotterraneo. I ruderi della torre, riparati, si trasformarono in un deposito di fieno e di foglie secche, l'accesso al sotterraneo venne ostruito colmando la cantina di terra. Esiste una lapide rinvenuta tra i ruderi dell'abbazia del Calpice ed incorporata nella attuale cascina eseguita ai primi dell'800 e che qui pubblichiamo il disegno. Nel castello di Marmorito, risalente intorno al X secolo, si narra che verso la fine del 1200 un signore dei Radicati, innamorato di una giovane, abitante nei pressi di Vercelli, dopo una lunga corte fosse riuscita a portarla al castello. L'Arcivescovo di Vercelli, appena conosciuto il fatto, assalì il castello con molti soldati e dopo qualche giorno di assedio riuscì a penetrare nell'interno, ma con grande sua sorpresa lo trovò deserto. Per rabbia diede ordine di darlo alle fiamme che lo distrussero in parte. La gente del luogo assicura che il Radicati, la giovane rapita ed il personale del castello, fuggirono attrverso un sotterraneo che, sempre secondo la gente, finirebbe nel Passerano. A personale riprova di queste considerazioni ne abbiamo anche di personali. Nel castello di Brozolo, ricco di storia e di un archivio tra i più importanti del Piemonte, esiste un sotterraneo (da noi rinvenuto intorno al 1980) che parte o più probabilmente finisce nelle cantine del'antico palazzo oltre l'attuale strada provinciale e raggiunge dopo un lungo tragitto il castello stesso. Dopo una breve esplorazione che si dimostrò in parte ostruita da macerie e cedimenti decidemmo di murarne l'entrata. Nel Canavese si trovano sotterranei di "fuga" nel castello di Masino, Ivrea, Candia, Caluso, Montanaro. Una rete di vie sotterranne che collegavano i castelli di Valperga, Ozegna, Favria, rinenuta in parte nel 1878 ed in parte in seguito ad ulteriori sondaggi, fece scoprire l'esatto percorso , confermando così la voce popolare di ramificazioni che anticamente univano questi manieri. Durante gli scavi per la costruzione di una cantina nei pressi di Rivarolo nel 1895, si mise allo scoperto un tratto di sotterraneo in muratura, largo circa tre metri e alto altrettanto, che venne esplorato per qualche centinaio di metri nelle due direzioni. Si constatò che era in ottimo stato di conservazione e dalla parte verso l'Orco il sotterraneo aveva una discreta pendenza il che fece pensare che passasse sotto il torrente. Accanto ai metodi scientifici di scavo si affiancano anche quelli degli studiosi di lingue antiche e dei crittografi. Dalla collaborazioni di questi è possibile venire a capo di documenti cifrati di cui si è perduta la chiave e si cerca di dare il giusto significato a frasi apparentemente senza senso. Un giovane ingegnere, alla fine degli anni cinquanta, trovò tra le molte carte buttate alla rinfusa in una soffitta, una cartella di pelle legata con nastri. Incuriosito l'aprì e vide che era foderata di velluto colore amaranto e conteneva un foglio di pergamena con un disegno a penna complicato e ornato di un motivo a segni cabalistici. Dopo un attento esame si stabilì che si trattava di un pantaclo (sigillo sacro) su cui erano state tracciate delle linee che si intersecavano al disegno del pantaclo e ad ogni angolo di una linea un segno zodiacale. Ingrandito dopo essere stato fotografato, si constatò che il disegno serviva solo a mascherare una mappa di un'antica miniera d'oro esistente nel Monferrato. Le linee rappresentavano le gallerie ed i segni cabalistici e zodiacali indicavano la località. Quella mappa mascherata risaliva ai primi del 1300 ed era stata così compilata secondo uno schema caro agli antichi nobili i quali si compiacevano di trasmettere i loro segreti attraverso vie tortuose e occulte. Non mancano gli scritti sibillini che dopo averli studiati, scomposti, anagrammati continuano a custodire il loro segreto. Mappe coperte di triangoli, quadrati, losanghe, stelle, frecce, numeri con la pianta di castelli o rocche ormai in rovina, alcune addirittura scomparse. Molti ve ne sono di questi scritti e ne citiamo tre trovati in una rocca templare. "Cosa anela troverà chi dalla luce si guiderà, traccia di fuoco indicherà il punto, non tardare, non sbagliare o solo muro si troverà". "Attento o audace che t'avventuri, il cane ti morderà. le carni ti strazierà e solo resterai nelle tenebre". "Il cerchio ti protegge, il triangolo ti innalza, attento alle due vie, in una troverai quello che cerchi, nell'altra il vuoto.. Medita prima di procedere o brutta fine farai". Il crittograggamma è un documento scritto con caratteri segreti. Esistono tre generi di crittogrammi: Il metodo per inversione, il metodo per trasposizione, il metodo del dizionario o del libro. Si intende per inversione monoalfabetica il metodo che consiste nel sostituire ogni lettera con un'altra lettera dell'alfabeto. Esistono dei modi di attuare questo metodo, il più semplice consiste nel conservare all'alfabeto di sostituzione lo stesso ordine dell'alfabeto normale. Le combinazioni che si possono fare sono moltissime tenuto conto che ogni lettera può essere sostituita dalle altre venti del nostro alfabeto. Le altre come k, x, y, j, w, sono molto usate in crittografia perchè contribuiscono a rendere più incomprensibile un documento. Due esempi di inversione sono stati trovati tra i ruderi di alcuni castelli canavesani. Si tratta di due lapidi murate in un punto chiave e poi con il tempo staccatesi e rimbalzate su tratti in rovina. Ecco su quelle lapidi quanto era scritto:"Avort K is X et ad Y onatnol KY non acrec iarevot oroset li ottos X M implam D H iceid itnava C D M ni issap ies K T iareval X X ol eneb K id erepo H L noc otaihccam C K H eugnas id." "Cerca, non lontano da te si trova sei passi in avavnti dieci palmi sotto il tesoro troverai di sangue è macchiato con opera di bene lo laverai." Oppure "R islocni Y lam K D orolol H odnauq X L eid im Z atset alla S M otlopes e T errot D allen X X onilacsomiced Y T li ottos ol Q euqnuihc D W A rep ais Z J ous ivort R X H oibmac y ni WH rotaccep V L nu M Z aid K ecerp A Z T anu D X." "Mal incolsi quando l'oro alla testa mi diè nella torre è sepolto sotto il decimo scalino chiunque lo trovi suo sia per un peccator in cambio un prece dia."I crittogrammi a trasposizione sono relativamente facili a decifrarsi, malgrado la loro apparenza complicata e contrariamente al sistema per inversione, più corti sono e più facilmente si decifrano. Il metodo del dizionario o del libro permette di combinare dei testi alle volte praticamente indecifrabili. Il compilatore si serviva di un libro, il più delle volte un libro qualsiasi che si leggeva raramente e confuso tra gli altri poteva sfuggire ad eventuali ricerche. In questo metodo si designa ciascuna lettera del testo da comunicare con la pagina, la linea ed il posto occupato da una lettera. I testi così cifrati sono impenetrabili, il procedimento usato è lungo sia che si tratti di cifrare che si tratti di decifrare e non rimane quando non vi sono indizi che procedere per induzione nella speranza di scoprire il titolo del libro che interessa. I signori che abitavano i castelli avevano un codice conosciuto in Europa da una ristretta cerchia. Tale codice composto di una serie di segni che venivano scolpiti su architravi, su colonne, sui muri di una scala o di un corridoio apparentemente non avevano significato. Eventualmente si poteva pensare a sigle sacre o firme occulte dei costruttori, tipo lapicidi. Le camerere sotterranee ancora perfettamente funzionanti specie se molto bene consevate erano costruite con molta cura celando pericolosissime insidie per i violatori, ed i costruttori e progettisti dei secoli III - XIV - XV non difettavano di fantasia ed astuzia. Una prima e in apparenza semplice metodologia di difesa era realizzata con il veleno. Aperto il cofano senza difficoltà si sprigionava da questi un delizioso profumo che nonostante i secoli si era conservato inalterato. Questo profumo ingannatore conteneva delle sostanze fortemente velenose che intossicavano rapidamente. Il veleno lo si può trovare nel panno che il più delle volte avvolge i preziosi e agisce per contatto attraverso i pori della pelle a chi per leggerezza abbia tenuto a lungo in mano tale panno. Alle volte sono punte invisibili avvelenate che scattano all'interno sollevando il coperchio producendo graffi lievissimi ma quasi sempre mortali all'incauto ricercatore. Altre camere dai muri molto spessi e dalla porta il più delle volte in pietra che si adattava perfettamente alla parete avevano un grosso forziere molto massiccio e rinforzato da spesse bande di ferro che serviva per custodire monete e presiosi, una specie di cassaforte dell'epoca. Il forziere posava su uno zoccolo e i ladri dell'epoca nel tentativo di sollevare il forzierere facevano scattare trappole di ogni genere: un trabocchetto che inghiottiva chi si trovava davanti al forziere, oppure un piano inclinato che fungeva da pavimento che faceva ruzzolare in una camera senza uscite gli incauti dove morivano di fame. Lance e spade messe in movimento dal coperchio che uscivano dalle pareti e ferivano chi si trovavano nella camera, pareti mobili che si avvicinavano lentamente. Alle volte per chi si richiudeva alle spalle la porta senza conoscerne il segreto dalla volta cominciava a rovesciarsi un grosso getto d'acqua che in breve allagava tutto non concedendo scampo a chi era penetrato all'interno. Il passaggio segreto, l'esistenza della camera ed i metodi di difesa erano conosciuti solo dal castellano, dal tesoriere e dal comandante la guarnigione che si sobbarcavano la fatica di portare o ritirare i pesanti sacchetti di monete nei forzieri pur di mantenere il segreto. Addirittura con l'avvento della pirateria della fine del seicento negli oceani frequentati dai galeoni spagnoli e inglesi si creò tutta una serie di letteratura sui tesori perduti o sepolti. Nessuno riuscì a trovare una piastra, nonostante siano stati creati amuleti per la ricerca e sia vera l'esistenza di carte e mappe di cui la letterattura fa ampio uso, ricorrendo a formule sibilline come quella che abbiamo trovato sotto una vecchia stampa e che dice: "Un buon vetro all'ostello del diavolo quarantun gradi e tredici minuti nord-est quaranta nord tronco principale ramo settimo lato est gettare dall'occhio sinistro del teschio una linea d'ape dall'albero traverso la palla cinquanta piedi in fuori". Sicuri sono invece i tesori che giacciono in fondo al mare. Migliaia di navi sono scomparse con almeno un po' d'oro nelle stive. Uno studioso tedesco, il Rieseberg, ha un preciso elenco di quattrocentosessantatre carichi preziosi finiti ai pesci.
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