L’incontro avrebbe dovuto tenersi già oggi, martedì 14 novembre. Una data da incorniciare per il sindaco Giovanni Ponchia. Giovedì, però, a pochi giorni dall’appuntamento, è arrivato l’altolà dal Ministero. Il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha dovuto dare forfait a causa di sopraggiunti impegni istituzionali rinviando l’incontro a data da destinarsi.
Una vera e propria doccia fredda per il primo cittadino ch, dal Ministro, intendeva andarci perché come sindaco si sente abbandonato dinnanzi agli enormi problemi ambientali presentati dal suo territorio. Cave Borra da una parte, la discarica di frazione Pogliani, dall’altra.
L’oggetto della richiesta di incontro era, infatti relativo a “Problematiche legate a bonifiche ambientali del nostro territorio”.
“In relazione all’argoment in oggetto – scriveva il 6 novembre scorso Ponchia a Galletti – mi permetto di richiedere un incontro con lei, signor Ministro, in quanto, in qualità di un piccolo Comune di circa 5300 abitanti, mi trovo a dover affrontare problematiche di bonifica di aree inquinate, senza finanziamenti e senza l’aiuto dello Stato.
La mia attenzione è rivolta in particolare a due questioni che riguardano il territorio”. Si tratta della discarica di rifiuti di Chivasso e dell’ex Cava Borra, già oggetto di passate interrogazioni parlamentari e già segnalata agli organi competenti.
“Entrambe problematiche complesse – scrive Ponchia a Galletti – che richiedono un intervento nazionale ed unitario per il finanziamento di opere di bonifica.
Non è, infatti, sostenibile un accollo del Comune di spese così ingenti”.
Una lettera che ha saputo toccare le giuste corde tanto che, il suo appuntamento, Ponchia l’ha ricevuto a strettissimo giro. Anche se poi è saltato.
Viene il dubbio che a Roma si siano accorti che il giorno dopo, a parlare con il Ministro Galletti, ci sarebbe andato Claudio Castello, sindaco di Chivasso che andrà a parlare proprio della bonifica della discarica dei Pogliani.
E questo sarebbe bastato per scompigliare i piani di Ponchia che, a dirla tutta, l’appuntamento l’ha ricevuto per primo.
“Non importa se hanno decfiso di dare la priorità a Castello – commenta serafico Ponchia – l’importante è che si trovino soluzioni per il nostro territorio, così martoriato. Spero comunque che l’incontro venga fissato per parlare di Cave Borra. Non possiamo certo chiudere gli occhi sulla questione per altri venti o trent’anni.
Solo una cosa è davvero certa: noi i soldi per mettere tutto a posto, non li abbiamo di certo e eresta il fatto che il responsabile della salute pubblica dei cittadini è il sindaco. Per questo è mio dovere fare tutti i tentativi possibili”.
Intanto, nei giorni scorsi, è stato dato ad un professionista l’incarico per realizzare il piano di caratterizzazione delle ex Cave Borra: “Bisognerà determinare l’estensione dell’eventuale zona inquinata, sia in superficie che in profondità e il tipo di inquinanti. In questi anni abbiamo già speso un patrimonio per smaltire le sostanze emerse da quei terreni: solventi, cloruri, idrocarburi.
Tutti rifiuti speciali pericolosi che hanno enormi costi di smaltimento in discariche attrezzate. Ritengo che siti come le ex Cave Borra, non vadano svuotati. Farlo avrebbe dei costi incredibili. Quel che bisognerebbe fare è
semplicemente, mettere in sicurezza il sito, ma per farlo bisogna stabilire con certezza l’estensione dell’inquinamento e gli inquinanti contenuti. Per questo abbiamo già avviato il piano di caratterizzazione. Ma con questo, la nostra azione non può che terminare. Qualunque altra operazione avrebbe dei costi per noi inaccessibili. Per questo motivo ho bisogno di parlare con il Ministro dell’Ambiente, per dare un seguito al piano di caratterizzazione. Per mettere per sempre la parola fine a questa brutta vicenda dove neppure il responsabile può essere chiamato a ripristinare. Il proprietario dell’ex cava, infatti è morto.
Impossibile, dunque, accertare eventuali responsabilità in capo a lui. Gli eredi, proprietari dei terreni, avrebbero, eventualmente, l’obbligo di contribuire fino al valore catastale del terreno. Un’inezia, insomma.
Per questo ho bisogno che lo Stato si faccia carico di questa situazione”.