Il futuro di Iveco, gruppo Cnh, è già nel ‘pay-off’ societario “partner per un trasporto sostenibile”: “Siamo il vostro partner per la sostenibilità.
Sarà questo il vero rilancio di Iveco, l’Italia che vince e riparte all’assalto dei mercati”, ha detto in un incontro stampa a Milano l’Iveco brand president Pierre Lahutte. L’unità dei veicoli commerciali di Cnh, ha ricordato, nel 2015 ha registrato 9,5 miliardi di dollari di ricavi di vendita, con una crescita del 4,8% a cambi costanti. L’utile operativo è cresciuto di ben 254 milioni a 283. Nel solo quarto trimestre i volumi sono stati di 2,8 miliardi di dollari, con utile operativo di 155 milioni e in crescita di 55 milioni. Le vendite sono aumentate soprattutto in Europa Medio Oriente ed Africa, mentre sono scesi in America Latina, in particolare in Brasile. L’incontro stampa è stato un’occasione per fare un punto sulle evoluzioni attese dal manager sul mercato e in un’era di grande attenzione alle emissioni. In particolare sui bus “noi vediamo una migrazione sempre più forte sugli ibridi”, ha segnalato. “Siamo leader europeo sia sul gas e sia sugli ibridi”, ha aggiunto. Quanto all’elettrico, “per noi è un’utopia”, quanto a costi e a durata. Un veicolo elettrico, ha ricordato, può costare il doppio di uno non elettrico, mentre uno a gas costa il 10% in più e uno ibrido il 40% in più. Iveco, ha raccontato Lahutte, ha il 23-24% della quota in Italia sulla gamma ‘city’. “Siamo al top, ma l’anno scorso in Italia si sono venduti 500 pezzi – ha detto – che è circa un quarto, un quinto di quello che serve per rinnovare la flotta italiana. Va considerato che vendiamo in Germania l’equivalente di tutto il mercato italiano”.
In Iveco rispetto all’occupazione negli stabilimenti in Italia “il clima in tutti i casi è molto positivo”. Lo ha detto il brand president Pierre Lahutte nel corso di un incontro stampa a Milano. Dopo l’accordo lo scorso anno sul passaggio di 600 dipendenti dallo stabilimento di Brescia a Suzzara (Mantova), “il processo di trasferimento funziona come previsto. E’ molto positivo”, ha aggiunto. “Per la prima volta c’è vera sintonia con tutti i partecipanti alla vita dello stabilimento di Brescia”, ha aggiunto. Certo, ha spiegato, l’impianto di Brescia “è ancora strutturato per un mercato doppio” rispetto all’attuale. “La battaglia è dura – ha aggiunto -. Vedremo se possiamo aumentare la produzione per saturarlo meglio”.
Lo scorso anno l’azienda che impiega circa 4.000 dipendenti in Italia tra Brescia, Suzzara, Piacenza e Torino, aveva annunciato una riorganizzazione della produzione spostando in Italia alcune attività dei siti spagnoli di Madrid e Valladolid (spostati a loro volta alla produzione di veicoli commerciali della gamma pesante), per concentrare la produzione europea del veicolo leggero Daily a Suzzara.