E certo, mica che gli assedi siano una esclusiva delle grandi città! Tutti
fissati con l’assedio di Torino del 1706, e il nostro? Ah, magari vi
concentrate su quello per via della vittoria (o cacchio, scritto così via della vittoria
sembra di parlare del Monopoli…)? Comodo così!
E poi Pietro Micca di qua, Pietro Micca di là…perché, credete che noi
eporediesi non abbiamo un eroe di taglia equivalente? Ebbene vi sbagliate, noi
abbiamo il mitico e mai dimenticato Gigno Vinia che bloccò un attacco
sotterraneo all’interno delle mura facendo esplodere un enorme pentolone
stracolmo di fagioli grassi, che per mancanza di tempo per la fuga gli causò
un inzaccheramento della divisa a base di sugna di maiali cinta senese che gli
costò dieci zecchini d’oro in tintoria.
Allora, partiamo dai comandanti delle forze in campo: da parte francese il
Maresciallo Vendôme (Luigi Giuseppe di Borbone), a cui non si deve il nome
della notissima omonima piazza parigina, e dal cognome adatto ad una griffe di
profumi. Da parte piemontese invece la città è governata dal Barone Carlo
Filippo Perrone di San Martino, un nome che è tutto un programma,
presumibilmente di Canale 5; un antenato di quell’Ettore Perrone di cui
parlammo tempo addietro per via di un monumento sul Lungo Dora e della
Battaglia di Novara. Invece il comandante della guarnigione è il Barone
Kriechbaum, tedesco (e ti pareva se non c’erano di mezzo loro…).
L’operazione di chiusura totale di Ivrea nella morsa fu piuttosto macchinosa,
soprattutto per quanto riguarda la traversata della Dora. Ciononostante col
passare dei giorni venne man mano realizzata, e senza possibilità di
rifornimenti la città non poteva reggere a lungo.
Presto gli assediati vennere sottoposti ad un bombardamento di 1400 cannonate
giornaliere (una cannonata di cannonate!). A poco valse il conforto reso da tale
Anna Malo, la quale spiegò che quel numero di colpi non aveva nulla di
straordinario, erano equivalenti a quelli in tempo di pace, e forse non
esistevano nemmeno. Poi la volta che le crollò un muro a pochi passi da lei,
qualche dubbio glielo procurò.
E’ noto agli eporediesi che una di quelle palle di cannone colpì la Chiesa di
San Nicola, senza esplodere, e lì viene conservata. Grazie all’impegno di
Georgia Popolo, appassionata frequentatrice del luogo di culto, da allora in
poi nei presepi della città mai mancò la presenza di una palla di cannone come
elemento decorativo di spicco.
Completatosi l’accerchiamento, la guarnigione difensiva si ritirò tra Castiglia
e Cittadella, dove resistette ancora fino alla fine di settembre.
Per celebrare la caduta della città il Re Sole fece coniare una medaglia con
una bella fanciulla che gli baciava la mano; la ragazza era Miss Eporedia,
selezionata a suo tempo dal Gigno Vinia di cui sopra.
Ora vi saluto che devo difendermi dall’assedio delle donne che mi desiderano.
PS: l’Assessore Balzola non ci crede, che io sia assediato.