Sabato 30 settembre, alle ore 16.30, presso la Sala del Circondario di Lanzo Torinese, con ingresso dal civico 7 di via Umberto I, per il ciclo, “Incontri con l’autore”, la Biblioteca Civica locale propone un interessante incontro con Vittorio Cardinali, giornalista e cultore di storia sabauda, coautore insieme a Wolfgang Oppenheimer del volume “La straordinaria avventura del Principe Eugenio”, edizioni Mursia. Grande condottiero, uno dei pochi generali della storia che non ha mai dovuto subire l’onta della sconfitta in battaglia, ma al tempo stesso uomo raffinatissimo, amante del bello e grande collezionista d’arte, il Principe Eugenio fu letteralmente il salvatore di due Regni e di due casate regnanti europee: l’Impero Asburgico, prima, minacciato dall’invasione dei Turchi, e poi il Ducato di Savoia, guidato dal cugino Vittorio Amedeo II, messo sotto assedio dalle truppe del Re Sole nel 1706. In questo senso, il Principe Eugenio è uno dei personaggi più affascinanti della storia europea e al tempo stesso uno dei meno noti del casato sabaudo, al quale pur apparteneva, nonostante la sua nascita a Parigi nel 1663 e la sua vita avventurosa che lo avrebbe portato prima in Germania e poi stabilmente a Vienna, dove sarebbe morto nel 1736 nel favoloso Palazzo del Belvedere, capolavoro del barocco, che egli stesso si fece costruire dall’architetto Johann Lucas von Hildebrandt.
Eugenio di Savoia era figlio di Eugenio Maurizio di Savoia-Soisson e di Olimpia Mancini, una delle sette “mazarinettes”, ovvero le nipoti del Cardinale Mazzarino (in Francia Jules Mazarin), primo ministro di Francia durante la gioventù di re Luigi XIV, futuro “Roi-Soleil”. Mazzarino condusse le sue cuginette dall’Italia alla Francia, assieme a tre dei suoi nipoti, negli anni che vanno dal 1647 al 1653. In seguito, egli combinò per loro matrimoni vantaggiosi con potenti e influenti principi francesi e italiani, concedendo generose doti ai fidanzati. Rimasto orfano di padre in giovane età, Eugenio condusse però una vita non facile al seguito della madre, impegnata a ricostruirsi una solida posizione sociale dopo l’improvvisa vedovanza. Cagionevole di salute e con una rendita misera, essendo già stato dissipato il patrimonio di famiglia, Eugenio fuggì dalla Francia con il suo solo titolo principesco in tasca dopo che la sua patria gli negò quella carriera militare che era la grande e unica ambizione. Approderà così, dopo varie vicissitudini, al seguito dell’Imperatore d’Austria Leopoldo I d’Asburgo, a ridosso della Battaglia di Vienna del 1683. Arruolato forse come carne da macello, nel momento del massimo bisogno, il Principe Eugenio si sarebbe invece inaspettatamente distinto per il suo intuito e la sua strategia militare, assicurandogli una fulminea carriera. Eugenio, a cui è dedicata persino una celebre marcia in uso ancora durante le due guerre mondiali tra i militari tedeschi (Prinz Eugen, der edle Ritter), è oggi certamente più noto nella middle Europa che in Italia. Sue statue equestri sono ancora presenti a Vienna e a Budapest, per non parlare del suo mecenatismo che l’avrebbe fatto diventare uno dei più celebri collezionisti d’arte del suo tempo . Certamente, per noi torinesi, il Principe Eugenio – che nel frattempo era diventato Maresciallo dell’esercito Asburgico – rimarrà per sempre colui che al fianco del cugino, Vittorio Amedeo II di Savoia, osservando la posizione delle truppe francesi che cingevano d’assedio Torino nel 1706, dalla collina di Superga, saprà sferrare l’attacco micidiale che salvando Torino e il Ducato di Savoia (presto Regno di Sicilia e poi di Sardegna) avrebbe permesso la sopravvivenza della dinastia Sabauda fino al processo di unificazione nazionale; una dinastia che, tra pur tra mille colpe storiche, avrà per sempre il grande merito di aver scritto una delle pagine più importanti della storia italiana ed europea.