Le ingiurie e le offese all’indirizzo del Presidente della Repubblica costituiscono reato punito dall’articolo 278 del codice di procedura penale. Per tutti ma non per il Tribunale di Ivrea. Il 17 marzo scorso, infatti, il giudice per le indagini preliminari Alessandro Scialabba ha archivato la posizione di Francesco Mammoliti, 71 anni, calabrese trapiantato a Ivrea. Il giudice ha rimesso gli atti al sostituto procuratore Chiara Molinari. Il gip ha giustificato l’archiviazione in quanto “Rilevato che l’indagato in sede di interrogatorio spiegava tale missima come uno sfogo per la situazione di forte difficoltà lavorativa del figlio, 37enne, ancora disoccupato e che vive in casa, si diceva fortemente dispiaciuto per le espressioni usate e affermava che la missiva inviata era solo una provocazione volta a ricevere una risposta dalle Autorità che non lo avevano mai ascoltato, nonostante le precedenti lettere loro indirizzate” I fatti risalgono al 6 dicembre 2013 quando Francesco Mammoliti invia una lettera carica di livore ed ingiurie nei confronti dell’allora Capo di Stato Giorgio Napolitano. La lettera, per conoscenza, viene anche inviata ai Presidenti di Camera e Senato e al sindaco di Ivrea Carlo Della Pepa. Mammoliti chiede, ganto per cominciare il permesso di non pagare le tasse: Imu, Tarsu e Tares. “Vivo con una pensione di poco superiore ai mille euro al mese – spiega Francesco Mammoliti – Ditemi voi come posso fare… Io scrissi quelle lettere per chiedere al Presidente della Repubblica di abolire tutta questa tassazione. Lo fatto più per mio figlio, che a 37 anni non ha un lavoro e vive ancora in casa mia. E’ stato uno sfogo e nulla più. Addirittura il sindaco di Ivrea arrivò a propormi di spalmare in dieci rate la tassa rifiuti. Io, per orgoglio, il 27 marzo scorso sono andato in banca ed ho versato la somma in un’unica rata”. “In questo Paese – prosegue Mammoliti – non c’è più rispetto per gli italiani. Tendiamo a tutelare prima gli immigrati a cui offriavo ospitalità, vitto, alloggio e pure un lavoro. Ho scritto pure all’assessore Regionale Gianna Pentenero quando stanziò soldi pubblici per i corsi di formazione agli extracomunitari”.
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