Il suo nome potrebbe passare alla storia per uno dei crac più grandi d’Italia, dopo quello della Parmalat: ben 3,5 miliardi. Marco Marenco, imprenditore astigiano di 60 anni noto per essere stato azionista della Borsalino, l’azienda di cappelli famosa in tutto il mondo che nel 2008 lo ha messo in mora, è stato estradato in Italia. Le autorità della Svizzera, dove lo scorso 24 aprile è stato arrestato, lo hanno consegnato giovedì scorso a quelle italiane.
L’uomo non metteva piede in Italia dallo scorso luglio, quando la Procura di Asti aveva spiccato un mandato di arresto nei suoi confronti e lui era svanito nel nulla.
I primi ad accorgersi che qualcosa non andava nelle attività di Marenco sono stati i funzionari dell’agenzia delle dogane di Alessandria.
Alcune società attive nell’ambito del gas e dell’energia, settori forti dell’imprenditore, non pagavano le accise. All’erario mancavano almeno 200 milioni di euro, un granello di sabbia rispetto al buco finale di questo imprenditore abile – secondo l’accusa – a far girare ingenti quantità di denaro delle sue aziende su conti offshore di paradisi fiscali attraverso società ‘matrioska’.
Nel 2013 le sue società vengono dichiarate fallite. Tra queste Speia, Finind, Service Srl, Camarfin, Camar, nomi ai più sconosciuti che in realtà gestivano una bella fetta del mercato italiano del gas. E Marenco è stato anche consigliere e vicepresidente di Idreg che a sua volta era posseduta da Fisi Spa di cui lui era proprietario. Attraverso Fisi aveva poi anche messo più di un piede dentro la Baltea Energia, la Seval (Centrale idroelettrica Valchiusella) e nella Prodena srl di Montalto collegata a Marenco attraverso un giro di scatole cinese
Per i tanti creditori – fornitori italiani e stranieri, grandi e piccoli, come per le banche – recuperare i propri soldi è ormai troppo tardi. Nel frattempo l’inchiesta si allarga ad Alessandria, dove Borsalino ‘salta’ prima di prepara il rilancio con l’arrivo di Philippe Camperio.
Marenco dovrà ora chiarire tante cose con i magistrati che lo accusano di una lunga serie di reati, tra cui bancarotta fraudolenta, truffa ed evasione fiscale.