Alla ripresa delle attività lavorative (per chi un lavoro ce l’ha) e sociali, vorremmo richiamare l’attenzione sull’ennesima crisi canavesana. Riguarda CIC Scrl, Consorzio Informatico del Canavese che oggi occupa 80 lavoratori a rischio licenziamento, legato alla recente crisi che ha coinvolto CSP S.p.A.
Il CIC nasce a Banchette nel 1985 con l’intento di erogare servizi ITC a enti e aziende pubbliche. Il Consorzio assorbe negli anni alcuni dei lavoratori di altre aziende in crisi come INVA spa, Agile Eutelia, SAT, società a loro volta impegnate nell’assistenza ITC e sulla base di commesse di CSI Piemonte e dell’ASL TO/4 (commesse che scadranno a dicembre 2018).
Nei primi mesi del 2015 la prima grande crisi che i lavoratori tentarono di fronteggiare rinunciando a parte delle proprie retribuzioni, nella speranza di riuscire a superare la crisi finanziaria. Il sacrificio non portò i risultati sperati e dopo pochi mesi il CIC venne messo in liquidazione.
Il 9 Settembre 2015 l’asta per la vendita di CIC fu vinta per 2.500 euro (sic!) da CSP S.p.A., azienda torinese sul mercato dalla fine degli anni 70 e con 8 sedi in Italia. Il complesso delle attività di CSP occupa 600 lavoratori in tutta Italia, di cui 140 soltanto a Torino.
A fronte di 3 anni di commesse garantite dagli enti pubblici, CSP si impegnava a farsi carico di tutti i lavoratori CIC (peccato che dei 124 assunti nel 2015 oggi ne siano rimasti solo 80), a mantenere la sede sul territorio e a ripagare i debiti fino ad un massimo di 3,5 milioni di euro.
Il processo di acquisizione risulta però poco chiaro. Tra i protagonisti spicca il nome di Pio Piccini, già noto nel nostro territorio perché condannato nel processo per bancarotta fraudolenta di Agile Eutelia. Fu presentato come consulente di CSP, non potendo risultare come socio o amministratore di CSP pena l’esclusione dai bandi pubblici per la legge sugli appalti.
Il 19 giugno scorso l’inchiesta della Procura di Torino porta ad un ordinanza di custodia cautelare per tre vertici di CSP. Claudia Pasqui, presidente di CSP è agli arresti domiciliari, mentre Fabrizio Bartoli, dirigente operativo CIC, ha l’obbligo di firma. Vengono inoltre sequestrati beni per 10 milioni di euro a copertura del profitto dei reati tributari contestati.
A fronte di continue rassicurazioni da parte dell’azienda, i dipendenti CIC non hanno percepito la 14a mensilità, hanno avuto solo un acconto del 30% sulla mensilità di giugno e nessuna prospettiva riguardo al saldo di quando dovuto e alle retribuzioni future. A ciò si aggiunge la beffa che i lavoratori non possono interrompere la loro attività di assistenza alla PA in quanto denunciabili per interruzione di pubblico servizio e passibili di sanzioni amministrative
I sindacati hanno chiesto un tavolo di crisi al MISE, mentre prosegue la lotta dei lavoratori per conservare un patrimonio di eccellenza produttiva ancora una volta depredato dalle ormai solite figure di “prenditori” delinquenti. Non è possibile che ai massimi vertici di un’azienda che lavora per la Pubblica Amministrazione sia collocato un condannato per bancarotta fraudolenta, come Pio Piccini, aggirando la legge con una “consulenza”.
Seguiremo da vicino gli sviluppi e agiremo affinché quanto prima si affrontino i problemi societari per assicurare un lavoro e uno stipendio ai lavoratori ancora una volta ingiustamente depredati.