Tempi d’attesa infiniti al Pronto Soccorso di Ivrea. Tutta colpa dei medici? Niente affatto. Il personale è fortemente sottodimensionato. “Siamo tredici medici in tutto – spiega la dottoressa Marina Morello -. E se considerate che ogni giorni sono impegnate sei persone in un turno, oltre altre due che smontano la notte…è chiaro che si riesce a coprire tutto l’orario solo con grande sforzo”. I turni sono divisi tra le sei ore giornaliere e le dodici ore notturne. Ma, nei momenti critici, anche il turno giornaliero ha toccato le dodici ore. “Da gennaio a giugno dell’anno scorso – ricorda la dottoressa Morello – siamo rimasti penalizzati dall’assenza, per diversi motivi, di due persone. Non è semplice gestire le necessità ospedaliere in questo modo, con un organico così sottodimensionato. Tenendo presente che la velocità si acquisisce con l’esperienza, e i giovani medici vanno inizialmente affiancati”. Le conseguenze? Ansie e fastidi tra gli utenti in attesa. E l’idea, spesso, che il personale non sia efficiente o, peggio ancora, che se la stia prendendo comoda.
D’altro canto a collassare il Pronto Soccorso contribuisce la mole di codici bianchi, cioè casi superficiali, per i quali basterebbe il medico di base. “Ivrea conta più codici bianchi – spiega la dottoressa – rispetto a Chivasso – anche perché si tratta di una realtà provinciale, è più alto il numero di anziani che si rivolgono al Pronto Soccorso per svariati disturbi”. E, spesso, accade perché nei piccoli paesi è difficile trovare i medici di base, vista la scarsa presenza ambulatoriale o, peggio ancora, in molti casi i medici visitano solo su prenotazione. Per una famiglia viene automatico accendere il motore dell’auto e portare l’anziano direttamente ad Ivrea. Lo stesso succede nel caso dei bambini per la difficoltà di trovare pediatri. “Ma nel caso dei bambini – rimarca la dottoressa – vengono immediatamente visitati, non passano dal Pronto Soccorso a meno che occorra un intervento chirurgico”.