Ebbene sì. Ce l’ha fatta anche Igor Bosonin, 39 anni, tecnico industriale. E’ il candidato a sindaco di CasaPound. Nei giorni scorsi aveva accusato il “Sistema Ivrea” di avergli messo i bastoni fra le ruote non concedendogli, nell’ultimo fine settimana a disposizione, uno spazio che fosse uno, per raccogliere le firme. “C’è il Grande Evento del Canavese – ci avevano detto – Ma per gli altri lo spazio per il banchetto lo si è trovato…”. Senza banchetto e peraltro anche senza autenticatori. Pazienza. Bosonin di firme ne ha raccolte 200 e questa mattina le ha portate tutte all’ufficio elettorale, una sull’altra. Il coronamento di un sogno, giusto epilogo di tre anni passati a denunciare di tutto e di più, con striscioni sparpagliati qua e là per la città e con passeggiate in centro e nei quartieri periferifi. Contro il degrado. Contro i profughi. Contro i licenziamenti.
La loro visione? Definiamoli “ispirati” dal fascismo e dal Msi di Giorgio Almirante, prendendo quel che di buono ha lasciato in eredità alla repubblica.
“Ma destra e sinistra per noi non esistono più, sono antistoriche – sottolinea Bosonin in un’intervista a La Voce (di martedì 15 maggio) – per noi esistono i problemi di una città, sempre più vecchia e spopolata che vanno affrontati».
Nel programma c’è un campus universitario nei vecchi edifici di via Jervis, ma soprattuto si parla di immigrazione. “Faremo un censimento – dicono – per scoprire chi fugge davvero da una guerra o da situazioni difficili e chi no. Per noi, prima ci sono gli italiani, poi gli altri”.
Nella lista di Bosonin, anche Patrizia Ghiardi, sessantenne e prima arancere del carnevale