Metti che un giorno ti viene in mente di far organizzare a Cosmo (“E’ la sua città”) e Ivreatronic, a bordo di un Fiat Ducato, una grande parata musicale in onore del libro o, come l’hanno definita gli organizzatori, “una processione laica” che però strizza l’occhio al gay pride. Sotto un sole di giugno che sembra di essere a luglio, in più di 600, tutti a dorso nudo per le strade di Ivrea, a cantare, suonare, ballare, rinfrescarsi nella fontana di Camillo Olivetti e mangiare ghiaccioli, gentilmente offerti “dalla casa”. Mettici una mostra al Museo Garda con una Pinocchio dalle dimensioni eccezionali che già vale il prezzo del biglietto. Mettici la notte bianca, i ristoranti aperti, libri e autori da tutte le parti. Mettici Davide Gamba. Mettici Incipit. Mettici bande e artisti di strada. Mettici i figuranti con i bambini. Mettici la musica e un’assessora di bella presenza che il sabato si presenta con una scollatura alla schiena che di uguali se ne sono viste solo al Festival di Cannes. Mettici una città di vecchi che per tre giorni viene invasa dai giovani e che fa cose per i giovani. Mettici che qualcuno forse ha capito le potenzialità del turismo ed era ora. Mettici il coordinatore del dossier Paolo Verri, già soprannominato “Scialla” che è una delle parole che usa di più e significa “stai tranquillo”, e tutto si può dire tranne che non abbia capito il senso della vita. Mettici tutto questo e sei a “Ivrea capitale del libro 2022”. Non la solita Ivrea borghese, trita e ritrita, olivettiana, sonnacchiosa, bigotta, egocentrica, stantia, sempre lì a lamentarsi e a guardarsi indietro perché quando c’era lui (e il lui è Adriano) era tutta un’altra cosa.
Assente più che giustificato il sindaco Stefano Sertoli a casa, ob torto collo, per problemi di salute, e sostituito dalla vicesindaca Elisabetta Piccoli. Chissà quante pacche sulle spalle sarebbe riuscito a dare…. E chissà se si sarebbe messo a ballare anche lui per le strade del centro come han fatto le sue due assessore. “Cavoli! – ci dice al telefono – Non sai quanto mi dispiace. Sto bene, ma non posso uscire di casa. Mi sono perso tutto…”. Scialla!