Dieci anni da Assessore. In contemporanea ricorrono i dieci anni di “Favria Giovane”, la sua “creatura”, l’associazione simbolo del lavoro svolto con passione e tenacia, in tanto tempo, sul territorio. Francesco Manfredi ha solo 33 anni eppure è in Giunta dal 2006, da quando ne aveva 23, allora candidato a sostegno del terzo mandato di Serafino Ferrino. Poi una parentesi passata sotto la reggenza del vice Sergio Feira, per via del vincolo di legge introdotto allora sui mandati dei primi cittadini che aveva provocato il ritorno alle urne nel 2007. La palla era passata a Giorgio Cortese. Dal 2012 l’uscita di scena di quest’ultimo e il ritorno con la fascia tricolore al petto di Ferrino. In due legislatura Francesco ha fatto scorpacciate di preferenze e si è occupato di politiche giovanili, istruzione e cultura, sociale, commercio…
Un vulcano. Favria Giovane nasceva nel marzo del 2007. Nel giro di due mesi la prima Estate Ragazzi. Poi corsi (dall’hip hop allo yoga), manifestazioni (Favria Giovane ha preso in mano la Fiera di Sant’Isidoro un tempo organizzata dalla Coldiretti) e la collaborazione con le varie associazioni locali, scambi culturali (l’ultimo l’anno scorso col Gapa di Catania), Informagiovani e stage lavorativi col Piano Locale Giovani, il banco alimentare (“tre giorni la settimana – racconta Manfredi – consegnamo una busta con alimenti freschi recuperati dal centro commerciale Il Gigante alle famiglie più bisognose ed una volta al mese partecipiamo alla colletta allimentare”).
Numerosi sono i risultati di questi dieci anni…
Sono tanti, usciti da una piccola idea nata per gioco ma che si è rilevata una forza per tutto il paese: i giovani hanno sempre lavorato all’interno delle associazioni ma non è mai esistita un’associazione di giovani ventenni. Nel 2007 era una novità. Il successo è il veder crescere questi ragazzi, dall’epoca dei cartoni animati a quella dell’università.
Si parla spesso di come coinvolgere i giovani. A Favria ci siete riusciti. Qual è il segreto?
Non c’è una ricetta vera e propria, i tempi cambiano come cambiano le esigenze dei ragazzi, le problematiche e chi li educa, ma l’ingrediente è sempre stato uno: l’aver ascoltato le loro idee, cercato di concretizzare le loro proposte.
Hai gestito Favria Giovane senza ricevere quasi alcuna critica, neppure dalla minoranza, come ci sei riuscito rispetto al tuo ruolo di vicesindaco?
Con l’accortezza di saper distinguere i ruoli. La minoranza ha compreso il lavoro che c’è dietro. I ragazzi stessi sono la cartina tornasole. Se io dovessi lasciare il comune, chi arriverà troverà una forza non indifferente. Basterà raccogliere i frutti.
Più difficile è stata l’attività di mediazione, fare capire che cosa si poteva fare da una parte e cosa dall’altra, e questo ha permesso di costruire dei ponti. Giovani volenterosi da una parte, un’amministrazione attenta dall’altra che ha accettato anche proposte “rischiose”. Penso alla collaborazione con l’Asl, sempre presente con un camper ai vari eventi per dare informazioni a 360 gradi sulle problematiche dei ragazzi o anche di fissare degli appuntamenti. All’inizio ha suscitato “stupore” tra la gente la presenza di una sessuologa e la distribuzione di preservativi. Alla prima serata che aveva organizzato sull’alcool avevano partecipato sessanta ragazzi.
Abbiamo creato anche un ponte col mondo del lavoro: in Favria Giovane bisogna lavorare, muoversi, sapersi organizzare. Quello che insegnamo ai nostri ragazzi è l’autonomia. Martedì sera si tiene un incontro, per esempio, per imparare a redarre i curriculum. Chi esce da qui spesso supera brillantemente i colloqui di lavoro. E’ vero che si fa volontariato, ma se si fa seriamente si impara ad approcciarsi al resto del mondo. Tutto quello che abbiamo fatto è perché ci piaceva farlo. Io stesso ho fondato una cooperativa: la passione è diventata lavoro.
Mi piacerebbe che altri comuni facessero altrettanto.
A livello economico?
Il comune garantisce soltanto due contributi: per garantire il centro estivo alle famiglie disagiate e per l’affitto del padiglione di Sant’Isidoro. Favria Giovane si autofinanzia: paga l’affitto del salone ma lo affitta a chi ne faccia richiesta, può contare sulle entrate degli eventi e su piccole donazioni. Ma le spese organizzative sono elevate. Le prime volte è anche capitato che il direttivo dovesse rattoppare. Per cui si fa solo quello che si può sostenere. Le stesse magliette rosse/gialle sono acquistate dagli iscritti.
In questi dieci anni è stato il risultato maggiore?
Sicuramente il più visibile. Quando rappresento Favria al Piano Locale Giovani è il comune più piccolo al tavolo, in mezzo a città che vanno da Moncalieri a Ivrea. Ma c’è anche la scuola. Aprendo la quinta sezione della materna siamo riusciti a togliere le liste di attesa. Abbiamo cercato di rendere i giovani dei cittadini attivi. Durante le vacanze abbiamo imbiancato le aule, tutto volontariato. Nel sociale abbiamo aiutato tantissime persone. La Consulta Commercio, inoltre, sta lavorando bene, e ci sono sempre per dare una mano.
Per Favria c’è già chi ti chiede di candidarti a sindaco. Ci pensi?
E’ un punto interrogativo. La gente chiede, si informa. Quando Ferrino mi ha assegnato la carica di vicesindaco mi sarei anche accontentato del ruolo di consigliere. Non è la carica che fa la persona ma la persona che fa la carica. Quello che mi preme è lasciare un pacchetto che chi verrà dopo possa valorizzare.
Ferrino?
Mi ha sempre lasciato carta bianca. Certo, le discussioni in Giunta non mancano ma ho sempre avuto grande possibilità di muovermi liberamente, accettando anche idee diverse dai canoni tradizionali, penso a quando ho organizzato i pullman per portare i ragazzi in discoteca.
Ferrino mi ha sempre detto sì. Ma anche Cortese.
Ti spiace che Cortese abbia preso le distanze?
Sì. Sono stati lui e Ferrino a chiedermi di entrare in amministrazione. E’ stato sempre un punto di riferimento. Mi spiace che si sia creato un distacco creato proprio dall’amministrazione, ma io sono sempre pronto a ricostruire, in qualsiasi momento.
Tu e Luca Cattaneo siete visti come i due possibili papabili per succedere a Ferrino. Lui, ad un certo punto, si è anche un po’ distanziato. Com’è il vostro rapporto?
Non abbiamo mai litigato. Ognuno ha fatto le sue scelte. E’ una persona in gamba, che può lavorare da sindaco. Il segreto sia avere persone che possano compensarci, come lo sarebbe anche nel mio caso: è il gruppo che valorizza i talenti. Non so cosa possa capitare da qui a dodici mesi ma la voglia di lavorare c’è.
Se devo augurarmi qualcosa è che le distanze si appianino. Non credo in un’amministrazione totalmente nuova. Penso a quando ho cominciato, insieme a persone con esperienza. Vedremo…
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