La manifestazione che si è svolta a Cavagnolo, venerdì scorso, è stata diversa da quella del lunedì precedente. Organizzata per far conoscere alla popolazione ed ai passanti le ragioni della protesta, ha visto la partecipazione di oltre 60 persone, con un grande striscione in apertura del corteo, e molte bandiere italiane al suo interno. Di diverso c’è stata la sfilata sulla provinciale 590, fino al semaforo della Piana, e ritorno, per poi fermarsi a presidiare Piazza Vittorio Veneto, sgombrata dal parcheggio. Di diverso c’è stata l’atmosfera complessiva, forse: almeno a chi scrive, è sembrata una manifestazione più tranquilla, ma forse con qualche interrogativo in più senza risposta. Le domande che sono state fatte ad alcuni partecipanti hanno messo in luce un solo aspetto in comune: l’indignazione verso una classe politica dirigente, considerata assolutamente incapace di dirigere, troppo occupata a mantenere i propri privilegi. Il tutto sintetizzato in un cartello, che recava la scritta “vogliamo le mutande di Cota” (ndr: è il presidente della regione Piemonte che avrebbe chiesto il rimborso di una spesa personale). A parte l’effetto deprimente, se tale richiesta venisse accolta, sull’umore dei piemontesi già poco inclini al sorriso, e a parte il divertimento del resto d’Italia, è evidente che di questo andazzo complessivo, con abusi e corruzioni, non se ne può più. E chi non condivide? Poi però sulle motivazioni della protesta ci sono tante idee quante sono le teste. Per cui si fa fatica a vedere gli sbocchi. Adriana partecipa per difendere la Costituzione. Ma che c’entra? “Beh se non si rispetta l’assunto che siamo tutti uguali davanti alla legge, non si rispetta la Costituzione. La classe politica ha dimostrata di essere indegna, deve andare a casa“. Rimane irrisolto il problema di chi debba subentrare ai cacciati. “Facciamo subito nuove elezioni”. Ma oggi siamo senza legge elettorale, oppure si ritorna al proporzionale. Lo strombazzare di un TIR con rimorchio impedisce di percepire la risposta. Il presidio della provinciale è quasi completo, al semaforo dell’incrocio.
Il maresciallo dei carabinieri, Giovanni Colaprisca, insieme ai suoi uomini, cerca di far rispettare l’alternanza del segnale, mentre i Tir passano tremendamente vicini ai manifestanti. Le risposte degli intervistati alle domande poste, mettono in evidenza le motivazioni individuali. Alessio è disoccupato da oltre un anno, ma forse il mese prossimo inizierà un lavoro, naturalmente a tempo determinato: “Siamo senza prospettive: se ho impiegato tutti questi mesi per trovare un lavoro a termine, cosa succederà quando il periodo sarà scaduto? Quanto ci vorrà per trovare una nuova occupazione? Se sarà sempre così, come sarà la mia vita? La mia esistenza sarà sempre precaria e senza sbocchi?”.
Intorno a lui GianLuca e Vincenzo annuiscono altrettanto preoccupati. Non sono certo domande filosofiche, queste. Sono domande e timori di una persona reale, che vorrebbe semplicemente intravedere delle possibilità, prima ancora che certezze. Risposte che la società italiana non fornisce. Emanuela, Matilde, Chiara: giovani donne, che hanno un lavoro, addirittura a tempo indeterminato, il che le rende rare e preziose, in questo corteo. Perché siete qui? “Perché viviamo in questo Paese, e qui vivremo il nostro futuro. Siamo stanche di vedere questi abusi di potere, queste ruberie. Vorremmo più giustizia. Più equità. Basterebbe il buonsenso, per eliminare tanta burocrazia, tanti sprechi, e ridare speranza alla gente. Ma questi pensano solo ai loro privilegi.”
E’ un genere di indignazione civile, motivato, serio. Ezio è in strada perchè ritiene che la sua categoria, i piccoli artigiani, sia abbandonata e tartassata dallo stato: “Ci obbligano a pagare tassazioni impossibili, e nessun incentivo ad andare avanti: in Francia avrei un mensile che qui me lo sogno. Ma dovrei abbandonare tutto. Qui mettono una TARSU o come si chiama ora sui capannoni, che obbliga a chiudere. Mentre i politici hanno stipendi e vitalizi d’oro.” Sofferenza e disagio. C’è anche il sindaco Mario Corsato, guarda preoccupato il corteo che a tratti occupa entrambe le carreggiate della provinciale. “Avevamo concordato con gli organizzatori che dopo essere arrivato alla Piana sarebbero tornati in piazza, invece continuano a stare sulle carreggiate”. Ci sono anche 2 consiglieri comunali nel corteo, Roberto Sesia (il Cele ndr) della minoranza, Luciano D’Anna della maggioranza. Quest’ultimo spiega la sua presenza: “Come piccolo artigiano, posso solo protestare di fronte a tante tasse in cambio di pochi servizi. E’ ora di puntare alla crescita!”.
Finalmente in piazza, c’è un gazebo dove viene distribuito caffè caldo. Nessun incidente, meno male. I negozi di Cavagnolo sono quasi tutti chiusi. Non il supermercato ed i bar, che hanno attenuato i freddi della mattinata. Ma forse il freddo peggiore è quello che prende tutti i cittadini italiani, quando pensano al futuro prossimo che si intravede.