In altre faccende affacendati ci siamo quasi dimenticati del Covid, che a Settimo tira dritto tranquillo come un puciu. I vecchi 500mila vaccini/giorno pronosticati dal governo, che da noi significherebbero truc e branca quattrocento pizzichi al dì, sono andati a farsi benedire: al più possiamo dare per vaccinati i malati de noantri, contagiati dalla variante Omicron passati dentro il covid senza quasi sentirlo.
All’inizio di questa stramba estate appesa tra guerra e voglia di vacanza, nella nostra ridente cittadina si ammala una trentina di persone al giorno, 200 cristiani alla settimana, quasi un migliaio al mese. Di questi, venticinque fanno un giro in ospedale, quattro in terapia intensiva e uno ci lascia le piume, cosa che, come abbiamo già detto in passato, succede prima o poi a tutti, ma per favore, non così. Questo stanco mondo sappiamo com’è, ha qualche difetto, ma dell’altro, dove qualcuno dice si stia niente male, in verità non sappiamo nulla. Per adesso, quindi, meglio rimanere qui. Se va bene, alè, apriamo le stalle, come del resto stiamo già facendo, e non se ne parla più. A fine mese proviamo a organizzare una gita in Val Varaita e a luglio un esame di maturità decente per i nostri ragazzi che, giustamente, non ne possono più. Tra un mese e mezzo ci sarebbe da andare quindici giorni al mare; se abbiamo tanta, ma tanta fortuna e siamo tanto, ma tanto bravi, a settembre mandiamo progressivamente qualcuno a vendemmiare, poi celebriamo (magari mascherinati) la festa di San Vincenzo, la Fera d’la cuntenta e quella dei Coj in Settimo, dicendo tutti assieme qualche Avepateregloria che non si sa mai.
Se però va male, altro che libertà, viaggi, vacanze, ciulate, ristoranti e balere. Ci chiudiamo di nuovo tutti in casa e per le vacanze di Natale, sempre che si riesca a salvarle, prepariamo un giretto ai Mezzi Po o al Fornacino.
Spero di non chiamarla proprio io, che di solito porto bene.
Teniamo duro, altrove stan peggio di noi.