Neanche la possibilità, tra un paziente e l’altro, di prendersi una pausa di mezz’ora per recuperare energie e far cena in tutta tranquillità.
È la condizione degli infermieri dell’ospedale di Ciriè, che nei giorni scorsi il Nursind ha denunciato all’ispettorato del lavoro.
Il sindacato ha infatti chiesto un’ispezione mirata all’accertamento della corretta applicazione delle disposizioni contrattuali sulla pausa mensa e il recupero psico-fisico, per legge garantiti agli infermieri. Il problema riguarda in primo luogo l’orario di apertura della mensa.
A causa della carenza di personale in cucina, infatti, a Ciriè è attiva dalle 18 alle 19 anziché dalle 19 alle 20.30 come a Ivrea e Chivasso.
“Una problematica che va avanti da diverso tempo – puntano il dito Giuseppe Summa, segretario territoriale torinese, e Marco Boccacciari, segretario aziendale dell’AslTo4 -. Abbiamo più volte chiesto all’AslTo4 di uniformare l’orario, per poter permettere a tutti i dipendenti (fondamentalmente infermieri) di usufruire del servizio, visto e considerato che dalle 18 alle 19 si concentrano molte attività di tipo sanitario-assistenziale che chiaramente non possono non essere garantite al cittadino”. A distanza di un anno dalle segnalazioni, però, la situazione non è cambiata.
“Molti dipendenti, in particolar modo infermieri dell’area dell’emergenza – aggiungono – non riescono ad usufruire neanche della pausa, pur vedendosi ugualmente d’ufficio decurtati i 30 minuti”.
Clamorosa la risposta dell’Azienda sanitaria locale: “Dì norma non vi sono Unità Operative in cui si possa dichiarare preventivamente ed in modo certo quanti e quali operatori siano da considerare “inamovibili”. Tale eventualità potrebbe presentarsi a causa di improvvise, non programmabili né procrastinabilì, attività assistenziali, in conseguenza delle quali gli Operatori coinvolti potranno consumare il pasto, richiesto al Servizio cucina, presso la propria Unità Operativa”.
Come dire, i dipendenti finiscono a consumare la cena in cucina ma restando ugualmente a disposizione dell’utenza, senza avere la possibilità di godere di un attimo di pace. Una possibilità, come detto, garantita per legge. “Come ormai noto, gli infermieri sono già sottoposti ad una miriade di disagi al fine di consentire una adeguata assistenza, perdere anche il diritto alla pausa mensa ed al recupero psicofisico ci sembra eccessivo – concludono Summa e Boccacciari -. Spesso sono anche beffati dal fatto che nonostante tale diritto non venga garantito, poiché costretti a non poter lasciare il servizio nelle ore di apertura della mensa, vengano comunque decurtati dall’orario di lavoro i 30 minuti previsti”.