Il caldo record di questo luglio 2015 stava per fare un’altra vittima a Chivasso, dopo il ciclista morto due settimane fa in frazione Mandria. Per una serie fortunata di circostanze, siamo oggi qui a raccontare il lieto fine della brutta avventura vissuta martedì mattina, nella sua casa di via Nino Costa 20, nei pressi dell’ospedale cittadino, dall’ex sindaco Livio Riva Cambrino, 75 anni. Riva Cambrino deve infatti la vita al figlio Roberto, comandante della Polizia Municipale di Vercelli, ex comandante dei vigili di via Siccardi, che l’altra mattina era in ferie e si trovava a casa dei genitori, che oggi vivono soli.
“Mia mamma era uscita per fare la spesa, io ero appena arrivato – ci racconta al telefono Roberto Riva Cambrino -. Dovevo fare qualche lavoretto in giardino, ma dopo poco mio padre ha cominciato a non sentirsi bene. Diceva che non aveva digerito la colazione, sudava in maniera abbondante e avvertiva un fastidio al petto. S’è coricato in camera e lì per lì, non voleva che chiamassi i soccorsi… D’altronde non aveva mai avuto problemi cardiaci in vita sua e pensava fosse solo colpa del caldo”.
“Caso vuole – prosegue il comandante dei civich di Vercelli – che solo quindici giorni prima avessi frequentato, per lavoro, un corso per l’uso dei defibrillatori. A lezione la prima cosa che ci hanno detto, una volta riconosciuti i sintomi di un possibile infarto, è: chiamate il 118. Sembrerà banale, ma la tempestività dei soccorsi può essere determinante per salvare una vita. Quando mio padre mi ha detto che non aveva le forze per alzarsi dal letto e per andare da soli al pronto soccorso, ho rotto gli indugi e ho chiamato il 118. Quando sono arrivati i soccorsi, il tempo di aprirgli la porta di casa che mio padre ha perso conoscenza”.
La corsa immediata al San Giovanni Bosco di Torino, perché il vicino ospedale di Chivasso non ha – ricorderete certamente le note vicende di qualche anno fa che portarono all’apertura e all’immediata chiusura del laboratorio di emodinamica -, le attrezzature adatte per urgenze di questo tipo. Il ricovero immediato nel reparto di Unità Coronarica dell’ospedale, dove vengono trattati i casi più disperati di infarto.
“Mio padre ha ancora avuto attacchi minori durante la notte – continua Roberto Riva Cambrino -, poi via via ha cominciato a riprendersi. I medici non hanno ancora sciolto la prognosi, è tutt’ora sotto stretta osservazione ma lui intanto ha ripreso coscienza, è ritornato a camminare ed ha già fatto amicizia con gli altri ricoverati del reparto e con il personale, che lo prende in giro perché è il secondo sindaco di Chivasso che in nemmeno un anno è stato salvato per miracolo… (un anno fa era toccato ad Andrea Fluttero, qualche anno prima, ma in ospedale a Chivasso, a Bruno Matola, ndr)”.
“Non sappiamo ancora quando potrà tornare a casa – conclude -, ma questo non è importante adesso. La cosa che più conta è che tutto sia andato per il meglio”.
La notizia del malore che ha colto l’ex sindaco di Chivasso ha fatto immediatamente il giro della città: in tanti, preoccupati e in ansia, ci hanno contattati per chiedere informazioni e per conoscere lo stato di salute dell’ex primo cittadino, segno dell’affetto e della riconoscenza che la città ancora nutre verso questo suo ex sindaco.