Per quale motivo Nicola Marino, oggi alla sbarra nel processo “Colpo di coda” per associazione a delinquere di stampo mafioso, è rimasto per 9 anni amministratore di Chind, società a partecipazione mista, pubblico-privato, di cui il Comune di Chivasso è il principale azionista? E’ l’interrogativo che si fa la Procura ed è quello a cui, citando i testi comparsi la scorsa settimana, ha provato a dare una risposta l’avvocato Cosimo Palumbo, difensore di Marino.
In aula sono comparsi, rispettivamente, gli ex presidenti di Chind Roberto Viano di Castagneto Po e Beppe Bava di San Sebastiano e i consiglieri di amministrazione Claudia Bianchini, Mario Bucci e Lorenzo Castellani. Amministratori di Chind appartenenti ad amministrazioni diverse della città: Viano è stato presidente quand’era sindaco Andrea Fluttero, Bava con gli allora sindaci Bruno Matola prima e Gianni De Mori dopo, Bianchini è stata consigliere con Matola e De Mori, Bucci e Castellani con l’attuale amministrazione Ciuffreda, sino a che nell’aprile scorso la società non è stata messa in liquidazione.
Come avvenivano le nomine nel cda di Chind? Sulla base di quali referenze o con quali criteri si poteva essere scelti? Che cosa, effettivamente, un consigliere di amministrazione poteva decidere? Sulla base delle deposizioni rese, il dato più evidente emerso è che ad un consigliere di amministrazione, oltre a partecipare alle sedute del cda, venisse richiesto poco altro. E che, al di là del gettone di presenza quantificato in 130 euro lorde a seduta, non avesse diritto ad altri rimborsi o indennità. Diverso il discorso per i presidenti della partecipata, ma questo non ha nulla a che vedere con la posizione di Marino.
“La nomina dei componenti del cda in rappresentanza del Comune era una nomina politica – ha spiegato Viano -. Ricordo che Marino venne indicato dall’area di centrodestra, ma non ricordo nello specifico da chi. Le trattative con i privati da parte dei consiglieri di Chind erano possibili, in teoria, ma in pratica non credo ci fosse mai stato un caso di un consigliere che portasse un investitore. Nicola Marino non ha mai presentato nessuno all’ufficio di vendita di Chind, che era l’ufficio deputato a filtrare eventuali possibili investitori prima che la trattative venisse fatta da me, ossia dal presidente”.
“Nicola Marino è stato indicato dal consigliere comunale Demetrio Modafferi, che è lo zio”, ha sintetizzato l’ex presidente Beppe Bava.
“Sono arrivata nel cda di Chind perché ero candidata alle elezioni amministrative del 2006 – ha riferito Claudia Bianchini -. Ero candidata nella lista civica che sosteneva Bruno Matola a sindaco. Avevo preso un bel po’ di voti ma non ero stata eletta: per questo, presentai la domanda in Comune per entrare nel cda di Chind. Non so chi fosse deputato a vagliare le domande, so solo che mi arrivò a casa una lettera in cui c’era scritto che ero stata scelta. In Chind, a me venne assegnato il compito di occuparmi della comunicazione esterna”.
“Sono arrivato a far parte del cda di Chind – spiega Mario Bucci – rispondendo ad un bando del Comune di Chivasso. Non ricordo se ne venni informato da qualcuno del mio gruppo di riferimento, Liberamente, con cui mi ero candidato alle elezioni amministrative del 2012 senza essere eletto, oppure leggendo il bando sul sito internet del Comune. Fatto sta che partecipai e dopo pochi giorni mi chiamò l’allora segretario comunale, la dottoressa Livia Scuncio, per dirmi che la mia domanda era stata accettata. Abbiamo fatto, in questi due anni, credo quasi una ventina di riunioni del consiglio di amministrazione: avremmo dovuto essere pagati con il gettone di presenza, ma nessuno di noi è stato mai pagato”.
“Ho mandato il curriculum vitae al Comune per fare il consigliere di amministrazione di Chind – ha spiegato Lorenzo Castellani, anche lui candidato alle ultime amministrative nella lista Liberamente e non eletto -. Come ho fatto a sapere che c’era il bando? Ho ricevuto un’informazione, diciamo così, più che una sollecitazione dal mio gruppo politico di riferimento”.