Il 22 giugno il Tribunale di Ivrea ha decretato il “concordato pieno liquidatorio” di Chind e il 19 ottobre si riunirà l’assemblea dei creditori. Ora che succederà, cosa sarà di Chind?
Il 19 ottobre si svolgerà l’adunanza dei creditori davanti al giudice delegato, che potrà approvare o non approvare il piano concordatario. Quindi quello è il primo passaggio che la Chind si troverà ad affrontare. Anche nell’ipotesi di approvazione, il futuro di Chind dipenderà ovviamente dalla realizzazione del piano concordatario proposto dal liquidatore. In caso positivo la storia di Chind si chiuderà almeno con la soddisfazione di buona parte dei creditori. Se quanto ipotizzato dal piano non dovesse andare in porto, ad esempio per difficoltà di realizzo dovute al mercato immobiliare, si aprirebbe la strada del fallimento. E’ bene comunque ricordare che il procedimento in corso non è un concordato in continuità aziendale ma liquidatorio, che implica la cessione di tutti i beni della società e non consente la prosecuzione dell’attività.
Potrà ancora essere una potenziale risorsa per Chivasso oppure non più?
Dunque risulta difficile immaginare un futuro in cui Chind possa essere ancora una risorsa per Chivasso. Peraltro, ricordo che in base alla nuova normativa sulle partecipate degli Enti locali l’attività svolta dalla società non rientra nelle attività consentite dalla legge alle società parecipate e quindi, comunque, l’attività avrebbe dovuto cessare in ogni caso.
Per quali ragioni Chind è finita male?
Quello che io posso dire in questa sede è che le cause che hanno portato alla situazione attuale sono da ricercare sicuramente nelle difficoltà incontrate dal mercato immobiliare, in particolar modo quello degli immobili industriali, anche in conseguenza della crisi finanziaria e della stretta creditizia che da un certo punto in poi hanno colpito il nostro Paese. Sicuramente una società come la Chind, tanto più con la situazione esterna che si è venuta a creare, richiedeva di essere gestita e amministrata da professionalità adeguate.
Gli amministratori, cioè il consiglio di amministrazione e il presidente (dal 1966 ad oggi), che sono di nomina politica, sono sempre stati all’altezza della situazione?
Ma in questo momento non ho gli strumenti nè l’intenzione di esprimere valutazioni sugli amministratori che si sono succeduti al vertice della società nel corso degli anni. Una valutazione del genere, per essere espressa seriamente, richiederebbe un serio lavoro di approfondimento. Nel caso si rendesse necessario, toccherebbe agli organi competenti accertare eventuali responsabilità ed esprimere valutazioni in proposito. Una cosa è certa che in una posizione strategica così importante sull’asse Torino Milano con 5 uscite autostradali e tangenziale , tra Settimo e Rondissone, si doveva fare molto di più, specialmente con i benefici della legge Tremonti sulla defiscalizzazione inerente la costruzione di immobili industriali. Questo non è stato fatto in modo soddisfacente da Chivasso, mentre i nostri vicini Volpiano e Rondissone ne hanno giovato. In più dentro Chind c’erano delle regole ferree in merito alla costruzione dei capannoni. Per cui alcuni soggetti hanno rinunciato a favore di altri siti industriali.
Dunque, aveva ragione Chiara Casalino…
Col senno di poi viene da affermare che Chiara Casalino è stata sicuramente lungimirante. Tuttavia mi sento di ricordare che quando il Comune di Chivasso ha sospeso la decisione sul concordato, a febbraio 2017, la situazione non era la stessa di giugno dello stesso anno, quando l’Assemblea dei soci ha invece deliberato di accedere al concordato. All’inizio dell’anno, infatti, non era ancora tramontata del tutto la possibilità di vendere parte dei terrreni a SMC e la Città Metropolitana non si era ancora pronunciata sul giudizio di compatibilità ambientale, ma tutti sappiamo come si è evoluta la situazione. Queste circostanze rendono la situazione molto differente nei due diversi periodi. E’ importante ricordare, da questo punto di vista, che il Comune di Chivasso è un socio pubblico, tenuto quindi ad operare valutazioni con criteri diversi da quelli a cui può affidarsi un privato, libero anche di affidarsi a previsioni probabilistiche o all’intuito personale per decidere quali rischi correre.
Vorrei ancora aggiungere una cosa. Faccio presente che, per quanto riguarda l’affidamento dell’incarico all’avvocato Castelnuovo per la rappresentanza del Comune di Chivasso all’udienza convocata dal Tribunale di Ivrea per decidere sullo scioglimento dei contratti di associazione in partecipazione, come espresso anche nella relativa delibera, abbiamo ritenuto maggiormente tutelante per l’Amministrazione farci assistere in un procedimento che richiedeva delle valutazioni giuridiche complesse e che coinvolge in modo rilevante l’interesse dell’Ente.